Torinospiritualità
Le religioni di fronte al male

Torino spiritualità 2015 - pubblicoDelusione per il pubblico di Torinospiritualità che ha visto annullare, ieri, la prevista lezione di rav Giuseppe Laras, che avrebbe dovuto dedicare il suo intervento a “La contemplazione del creato”, raccontando al pubblico – che continua numerosissimo ad affollare tutti gli spazi dedicati alla manifestazione – come la dottrina ebraica non guardi alla natura esclusivamente in relazione all’uomo e al mondo, ma la veda sempre in relazione a Dio, perché “La natura, profondamente intrisa di spiritualità, rende testimonianza della grandezza di chi l’ha creata”. Il centro studi Sereno Regis, invece, ha ospitato un incontro intitolato “Le religioni tra violenza e non violenza, a cui hanno partecipato esponenti di varie tradizioni religiose, tra cui, per la comunità ebraica, Franco Segre, noto per la sua profonda cultura e per la pazienza e la dedizione con cui insegna da anni i fondamenti dell’ebraismo ai tanti che seguono i suoi corsi. Muovendo dalla consapevolezza che le religioni possono produrre sia violenza che nonviolenza, il pomeriggio ha mostrato come, dentro le contraddizioni della storia esistano reali possibilità per una convivenza e un dialogo che a Torino, città multireligiosa, fanno parte del quotidiano. In serata Haim Fabrizio Cipriani è stato impegnato in “‘E Dio vide che era buono’, ma era davvero così buono? Bene e male nella mistica ebraica”. Rabbino nelle sinagoghe riformate di Milano, Marsiglia e Tolosa, al Circolo dei Lettori ha iniziato il suo ragionamento dal verso di Isaia 45 in cui il Signore dichiara esplicitamente di essere Lui stesso a creare il male, e, partendo dall’analisi dei primi capitoli della Genesi e attraverso una ricognizione dei testi classici della mistica ebraica (dallo Zohar a Luria), ha illustrato come nella tradizione ebraica il male non sia una semplice assenza di bene, ma abbia una propria consistenza ontologica e non possa che provenire anch’esso da Dio (immaginare un’altra fonte sarebbe una forma di idolatria). Grande l’attenzione al senso stesso delle parole con esiti talvolta spiazzanti per le nostre abitudini linguistiche (secondo il conferenziere “tov” e “ra῾” più che bene e male indicano adeguatezza e inadeguatezza, e il male, così come Amalek che lo incarna, implica frammentazione, rottura), ed ha sottolineato in particolare la responsabilità dell’uomo, chiamato al Tikkun, alla riparazione; per questo la concezione luriana si può definire ottimista. In conclusione, ha sostenuto, oggi vediamo che l’uomo distrugge più di quanto costruisca, ma è ancora possibile un cammino etico per ogni essere umano: se l’individuo può riparare se stesso, è possibile una riparazione della società, dei rapporti tra culture diverse, fino al livello cosmico.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(25 settembre 2015)