Torino Spiritualità – Il professore sul ring
Per Luca Beatrice, presidente di quel Circolo dei Lettori che ha fatto nascere e coordina Torino Spiritualità, “La razza umana è sempre stata affascinata dalla violenza. Si può dire anzi che costituisce uno stereotipo individuale e sociale con cui fare i conti. Fin dai tempi della Bibbia, dell’Iliade e dell’Odissea, poeti e filosofi hanno raccontato e spiegato perché i nostri eroi fossero uomini pronti a combattere, talora anche senza un valido motivo se non quello di prevalere sull’altro. Non è escluso dunque che la lotta risulti un carattere secondario della seduzione tra sessi. Le conclusioni che si possono trarre, insomma, sono molteplici.” Non deve stupire allora che in occasione dell’uscita per Bollati Boringhieri di Il professore sul ring, ultimo libro di Jonathan Gottschall sia stato lo stesso Beatrice a dialogare con l’autore americano protagonista, nel 2014 di Jewish and the City. Il tema decisamente narrativo scelto dal comitato organizzatore della seconda edizione di Jewish and the City, “Pesach, il lungo cammino verso la libertà” voleva dare centralità a quello che è il racconto per antonomasia, e Gottschall, psicologo evoluzionista che si occupa da tempo dell’attitudine umana a narrare storie e della funzione della narrazione a livello sociale già nella conferenza di presentazione del festival aveva riservato una sorpresa ai presenti. Pur avendo anticipato alla redazione del portale dell’ebraismo italiano la scoperta delle sue radici ebraiche, non aveva allora ancora raccontato come questo fosse avvenuto, una vera e propria storia nella storia: un esperto di narrazione che improvvisamente si era trovato a confrontarsi con un pezzo del proprio passato familiare, nascosto fino a poco prima. L’arte di narrare, che permette di trasmettere culturalmente informazioni essenziali per la sopravvivenza in un ottimo sistema di codifica delle norme sociali e delle regole morali, era stata allora messa alla prova da una vicenda personale. Più recentemente, invece, il colto e tranquillo docente del dipartimento di inglese al Washington & Jefferson College di Washington, padre di due figlie e autore – con quest’ultimo pubblicato – di otto libri di successo, ha provato il bisogno di chiudersi dentro una gabbia e farsi massacrare di botte in uno sport senza regole, quel Mma che in italiano si chiama “arti marziali miste”. Spiega ancora Beatrice: “Più che di spinta incondizionata a farsi del male, si tratta di tentare di capire cosa possa muovere un insegnante e un intellettuale a dar prova di se stesso mediante lo scontro fisico. Tra i numerosi ospiti di Torino Spiritualità, Gottschall è tra quelli che hanno affrontato in maniera più cruda il tema dell’impasto umano, domandandosi se il lato oscuro dell’esistenza di cui siamo inevitabilmente fatti, passa anche attraverso la violenza.” Ed è l’autore di Il professore sul ring allora, a raccontare il viaggio che lo ha portato dalla cattedra alla lotta, usando però la sua modalità di pensare e di essere per inventarsi un alter ego pugile, che a un certo punto deve affrontare il fatto che non esiste una via intellettuale che lo possa portare a combattere, così impara ad atterrare, a subire, e tutto diventa “uno schema per superare la paura”. Spiega, ironico: “Sono sempre stato attratto dal lato oscuro, volevo sapere, capire cosa si prova sia ad essere coraggiosi che a picchiare. Tutte cose lontane dalla mia vita quotidiana, ma alla fine non mi sento danneggiato, anzi, mi sono anche divertito. E ho visto come chi è capace di fare male tenda nella realtà a stare molto tranquillo”. Il prossimo progetto lo porterà a scrivere il suo primo romanzo, con cui vuole raccontare l’Odissea dal punto di vista soggettivo di uno dei suoi personaggi. “Un’idea complessa, e per me affascinante. Ma ora posso farlo, non ho più paura”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(27 settembre 2015)