Medio Oriente torna il terrorismo
Torna il terrore in Medio-Oriente dopo l’attacco terroristico perpetrato ieri sera in Cisgiordania, nella strada tra Itamar e Elon Moreh, dove una giovane coppia israeliana, Naama e Eitam Henkin, è stata freddata in macchina davanti ai propri figli, rimasti illesi. Mentre la polizia e l’esercito hanno già iniziato la caccia all’uomo, Hamas, il gruppo terroristico che controlla la Striscia di Gaza, ha voluto celebrare gli autori dell’attentato. Questo, scrive il Corriere della sera, è il terzo attacco palestinese che prende di mira i civili israeliani nell’ultimo mese. Quella di ieri, riporta Repubblica “è stata una vera e propria esecuzione. Un agguato come quelli che accadono a Gerusalemme ogni notte con le auto israeliane prese a pietrate. Ma stavolta al posto di pietre c’erano pallottole vere. Quelle che hanno traforato come niente la carrozzeria anteriore della berlina bianca, decine di colpi che hanno spazzato via la vita di una giovane coppia israeliana di trent’anni ma che hanno miracolosamente evitato i loro quattro figli seduti sul sedile posteriore: un bimbo di 4 mesi e i suoi tre fratelli di 4, 7 e 9 anni”.
Il silenzio sull’Iran. “L’Iran minaccia di eliminare Israele e la risposta internazionale è stata un assoluto silenzio”. Queste le parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu durante il suo intervento all’Onu accompagnate da un minuto di silenzio in segno di denuncia. Durante il suo discorso Netanyahu ha criticato duramente l’accordo sul nucleare dei Paesi del 5+1 con Teheran che ha visto una nuova apertura dell’Occidente e le posizioni adottate dalle Nazioni Unite (“Se i leader iraniani stessero lavorando alla distruzione del vostro Paese forse sareste meno entusiasti di questo accordo” ha infatti aggiunto). Il premier ha poi ribadito di essere pronto a riprendere i negoziati con i palestinesi nonostante le difficoltà e ha rassicurato “Non abbiamo piani per la Spianata delle moschee. Israele rispetterà sempre i siti di tutte le religioni”. Un’apertura seguita dopo poco però da un nuovo attacco terroristico. (Repubblica)
Stati Uniti, una nuova strage. 13 morti e 20 feriti, questo il bilancio della sparatoria consumatasi all’Umpqua Community College di Roseburg, in Oregon. Ad essere responsabile, un diciottenne che prima di sparare chiedeva alle vittime di che religione fossero: “se erano cristiani – raccontano i testimoni – li sparava alla testa sennò alle gambe”. Ferma la denuncia del presidente Usa Obama che ha spiegato come la sua battaglia per rendere più dura la legislazione sul possesso di armi venga continuamente ostacolata dal Congresso. (Corriere)
Continuano i raid russi in Siria. Prosegue l’intervento di Mosca in Siria con una nuova giornata di raid aerei in difesa del presidente Bashar al Assad e contro l’Isis anche se, riporta il Corriere, “ancora una volta l’aviazione ha preso di mira diverse formazioni ribelli ma non lo Stato Islamico”. La Russia però giustifica la sua azione e nella versione ufficiale parla dell’attacco a 5 siti legati all’Isis. Dagli Stati Uniti arrivano intanto dichiarazioni perplesse: “Non capiamo – spiega il portavoce – le azioni del Cremlino”.
“Sì al Giardino dei Giusti”. Oggi il Giorno e Libero pubblicano la lettera dell’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini a sostegno del progetto di riqualificazione del Giardino dei Giusti sul Monte Stella oggetto di polemiche negli ultimi mesi. Albertini ricorda l’impegno profuso per farlo nascere a fianco di Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, Emanuele Fiano, allora consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Angelo Marra, al tempo presidente del Consiglio comunale e spiega: “il progetto di riqualificazione firmato dall’architetto Valabrega intende rafforzare l’identità del Giardino come luogo di pace, educazione, di dialogo per i giovani di fronte ai nuovi fondamentalismi. Per questo ritengo importante sostenere questo progetto, che ha ricevuto l’approvazione dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio e che fa di Milano un esempio per le altre città europee”.
L’ipocrisia del boicottaggio. Su Sette Aldo Grasso fa una riflessione riguardo alle istituzioni che decidono di boicottare Israele: “La London University — la più prestigiosa università inglese per gli studi mediorientali — è diventata così il primo ateneo inglese a votare ufficialmente la fine di ogni relazione con i colleghi israeliani. Magari uno si aspettava che la ‘prestigiosa’ London University boicottasse anche stati come la Siria, il Sudan, il Qatar, l’Iran, la Corea del Nord, tanto per fare alcuni esempi di canagliume, ma si vede che il boicottaggio accademico mira di più a punire le idee che i fatti concreti”. A tornare sull’argomento è anche Noam Chomsky, linguista celebre per le proprie posizioni anti-israeliane, in una lunga intervista all‘Espresso: “Sia dal punto di vista tattico che di principio io sono contrario al boicottaggio di Israele ma sono favorevole al boicottaggio delle merci prodotte negli insediamenti nei territori occupati”.
Ritorno in Spagna. È entrata in vigore in Spagna la legge che permette agli ebrei sefarditi, i cui antenati furono cacciati nel 1492, di acquisire la nazionalità del Paese. Chi fa la richiesta non deve risiedere necessariamente in Spagna e può mantenere la cittadinanza di origine. (Metro)
La vita per il teatro. Su Sette l’intervista ad Andrée Ruth Shammah, alla guida del Teatro Parenti di Milano: “Il teatro – spiega – è l’unica arte del presente. Non lo puoi mettere in pausa e rivedere come un film. Non è come un quadro che stai lì e puoi tornare ad ammirarlo. Ogni spettacolo è come un incontro d’amore irripetibile e unico”.
Un premio per Marek. Lo scrittore francese di origine ebraica Marek Halter è stato insignito del “Premio per la cultura mediterranea” che gli verrà consegnato oggi a Cosenza in omaggio alla sua “intera opera dedicata a promuovere il dialogo”. (Corriere della Sera)
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(2 ottobre 2015)