Migrazioni e nuove frontiere
Il tema del momento sono le migrazioni: l’Europa si trova a confrontarsi con l’arrivo di migliaia di profughi dall’Africa e dal Medio Oriente e ci si interroga sempre di più sul significato dei confini e su come gestirli. Un argomento che in queste ore, fino a domenica, sarà al centro del Festival di Internazionale a Ferrara, appuntamento che raccoglie giornalisti ed esperti da tutto il mondo e che da anni porta nella città estense migliaia di persone. Filo conduttore della rassegna saranno le nuove frontiere, intese in senso geografico ma anche come orizzonti per i diritti, le libertà collettive e individuali. Temi di stretta attualità su cui anche Pagine Ebraiche ha voluto aprire una riflessione, dedicando il dossier del mese di ottobre del giornale dell’ebraismo italiano a cura di Daniel Reichel, alle “Migrazioni” declinate in una prospettiva ebraica.
Siamo stati stranieri: la nostra sfida è accogliere
Lo sbarco dei migranti in Europa non si fermerà, non tanto presto. Non fino a che per milioni di persone il Vecchio Continente continuerà a rappresentare il luogo della speranza, il rifugio dove lasciarsi alle spalle guerre, violenze, carestie. E il Vecchio Continente di fronte a questa emergenza umanitaria non ha ancora trovato una risposta univoca: c’è chi costruisce barriere, chi le abbatte e chi non sa cosa fare. “Non opprimere lo straniero: voi infatti conoscete l’animo dello straniero, perché foste stranieri in terra d’Egitto” recita un famoso passo della Torah. Un’antica indicazione sul dovere dell’accoglienza. Ma come applicarla? In queste pagine sono raccontate storie e vicende di chi, come singoli o nazioni, ha cercato e tutt’ora cerca di rispondere a questo quesito. Come l’austriaco Hans Breuer, il pastore di pecore che intonando melodie yiddish porta al riparo i profughi siriani. O realtà come il Memoriale della Shoah di Milano e la Comunità ebraica di Torino che hanno deciso di impegnarsi per ospitare i rifugiati La sfida dell’accoglienza tocca anche l’ebraismo e così tre autorevoli rabbanim si impegnano a fornire possibili strade per raccoglierla. Si tratta di una questione di dignità umana, quel concetto che il giurista israeliano Aharon Barak cerca di riportare nell’alveo nobile del diritto. La stessa dignità che in Libia fu violata dalle violenze e costrinse mezzo secolo fa gli ebrei a fuggire verso l’Italia, come oggi fanno migliaia di migranti. Una dignità che merita e deve essere difesa.
Pagine Ebraiche, ottobre 2015
(2 ottobre 2015)