Qui Milano – In Sukkah per ricordare
l’importanza delle radici
È la commistione la cifra stilistica dei “Benandanti”, il gruppo musicale italo-sloveno chiamato dall’organizzazione Chabad Naar Israel di Milano a suonare per festeggiare Sukkot al Castello Sforzesco, nei cui cortili come ogni anno hanno allestito una capanna per la festività. Una commistione che riguarda da vicino anche la città di Milano, “che sta vivendo mesi di grande movimento, ed è dunque molto rilevante il segnale dato dall’ebraismo con la sua Sukkah allestita proprio in uno dei suoi luoghi più importanti”, ha osservato il consigliere regionale della Lombardia Fabio Pizzul. “In un momento di grande apertura a futuro come quello attuale – ha continuato – si corre il rischio di dimenticarsi delle proprie radici, e l’ebraismo e la sua presenza storica lo ricordano a una città dalle molteplici identità”. A rappresentare Naar Israel è stato invece il direttore rav Michael Elmaleh, accanto al rabbino capo di Milano Alfonso Arbib.
E con il loro mix tra musica etno-folk, klezmer e gitana, e l’unione dei diversi bagagli di ciascuno anche “I Benandanti” – composti dalla violinista Cristina Verità, dal chitarrista Giorgio Badin, dal contrabbassista Sašo Debelec e dal fonico Simon Debelec – testimoniano questi intrecci identitari, creando un repertorio molto ampio che tocca le tradizioni di più di venti Paesi, che ha coinvolto il pubblico in vivaci ballate, dolci melodie, danze incalzanti ad arie struggenti.
“La Sukkah rappresenta l’essenza ebraica della speranza, che si differenzia dall’utopia per il fatto di avere l’ambizione e il dovere di diventare qualcosa di concreto”, ha quindi osservato Vittorio Bendaud, assistente di rav Giuseppe Laras, rabbino capo emerito di Milano, che ha introdotto il concerto. “Diventare concreto – ha concluso – significa essere soggetto a norme, e dunque a responsabilità”.
(4 ottobre 2015)