Ferrara – Festival Internazionale
Un tratto di matita per la libertà

hani abbas“I regimi hanno più paura di un vignettista che di un intero esercito, perché riesce a far arrivare un’idea a tutte le persone e loro hanno paura della mente libera”. In questo 2015 segnato dall’attentato alla redazione della rivista Charlie Hebdo – seguito dall’attacco all’Hypercasher – le parole pronunciate a Ferrara, nell’ultima edizione del Festival Internazionale, dal fumettista siriano Hani Abbas (nell’immagine uno dei suoi lavori più noti) ci ricordano perché le immagini, le informazione, la libertà di espressione sono uno strumento fondamentale per ciascuna società democratica. L’appuntamento che ha visto Abbas protagonista a Internazionale, assieme ai colleghi Khalid Albaih, vignettista sudanese, e Nadia Khiari, disegnatrice tunisina, è stato uno dei più seguiti di un Festival che nonostante i timori della vigilia sembra aver confermato gli ottimi numeri dello scorso anno. Le presenze, secondo l’organizzazione, hanno infatti toccato nuovamente quota 71mila, testimonianza tangibile dell’attenzione che negli anni ha raccolto la rassegna organizzata dalla redazione di Internazionale e che da nove edizioni porta a Ferrara alcuni dei nomi più prestigiosi del mondo dell’informazione.
Quest’anno il Festival si è concentrato sul tema delle frontiere e lo sguardo dei tre vignettisti, Abbas, Abilah e Khiari, così come quello del disegnatore italiano Zerocalcare, ha permesso di declinarlo attraverso immagini e illustrazioni, da affiancare ovviamente alle parole. “Ho bisogno della carta – spiegava Zerocalcare nell’appuntamento di chiusura del Festival – perché su certi temi ho l’esigenza di riflettere, di prendermi spazio. E se uno compra il giornale, anche solo per il gesto, vuol dire che è predisposto ad approfondire”. “Con i miei disegni faccio una piccola cosa, – sottolineava il disegnatore, parlando in particolare della sua esperienza a Kobane, in Siria, al fianco dei ribelli curdi – ma questa mette in moto altre forze e persone, e il meccanismo si allarga”. Ed è per questo che dall’altra parte della barricata, da parte di chi teme il propagarsi libero delle idee la risposta è la repressione violenta il caso di Akram Raslan, il vignettista rapito e ucciso nelle carceri siriane lo scorso maggio per aver denunciato la dittatura di Bashir al-Assad. “Conosco persone che sono morte per la libertà di espressione. – sottolineava Nadia Khiari – Esercitare questa libertà è il minimo che possiamo fare”.

d.r.

(7 ottobre 2015)