Setirot – Il posto
migliore del mondo
Un po’ di serenità, non credo sia pretendere troppo. Quando parlo e sento parlare di Israele non riesco ormai a ‘godermi’ l’amore immenso che provo per quel paese e per i suoi cittadini. Per molti, per troppi, la questione palestinese non rientra più nella categoria del dibattito politico o ideologico, ma in quella della patologia clinica.
Male e Bene assoluto si scontrano, nelle teste di costoro, in una lotta che azzera ogni senso critico, forse ogni senso tout court. Bisogna andare in Eretz o leggere la stampa di lì per ritrovare – disquisendo del conflitto – qualcosa che somigli al civile confronto, persone che sostengono una tesi, altre che quella tesi contestano, e via così. Paradossalmente, là dove la morte è una tragedia quotidiana da ambo le parti gli animi dei più sono meno guerrieri che nel calduccio delle nostre case. C’è bisogno – o almeno io ho bisogno – di ‘normalità’, di serenità appunto, di vita di ogni giorno. Un tuffo in questa quotidianità complessa e affascinante, commovente e dura, comunque vera, me l’ha regalato un volume di racconti che mi permetto di segnalare perché a mio avviso molto molto belli, “Il posto migliore del mondo” di Ayelet Tsabari, Nuova Editrice Berti.
Stefano Jesurum, giornalista
(8 ottobre 2015)