Ebraismo e scienza, quali legami
Un approccio ebraico può influenzare la ricerca scientifica? Quanto conta il background dato dalle radici famigliari e dall’appartenenza religiosa nella formazione delle proprie idee rivoluzionarie? Queste le domande sulle quali è ruotato l’incontro di ieri al Centro Bibliografico UCEI dedicato alla presentazione del libro “Vygotsky & Bernstein in the light of Jewish Tradition” (ed. Academic Studies Press) firmato da Antonella Castelnuovo e Bella Kotik Friedgut. A confrontarsi con Castelnuovo, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il professore Massimo Giuliani e la professoressa Irene Kajon moderati da Ilana Bahbout. Al centro del libro, una dissertazione sulle figure dello psicologo russo Lev Vygostky e del sociologo inglese Basil Bernstein accomunati dalla tradizione ebraica.
“Pensando al rapporto tra ebraismo e scienza – spiega rav Di Segni – mi viene in mente che per il secondo anno consecutivo nessun ebreo è riuscito a conquistarsi un premio Nobel, forse questa presenza massiccia degli ebrei nel mondo della scienza ha avuto un inizio e una fine? Molti spiegano l’inclinazione degli ebrei allo studio legata al fondamentale ruolo del Talmud, ma dobbiamo ammettere che parecchi dei fisici e matematici vincitori di premi e di origine ebraica di Talmud sapevano ben poco. Forse più che altro è contato il fatto che la comunità ebraica è stata nella storia una minoranza colta per la quale lo studio era una parte importante della vita e che era abituata a vedere le cose da un punto di vista differente, più creativo”.
Irene Kajon, docente di Antropologia filosofica all’Università la Sapienza aggiunge: “Effettivamente il problema del linguaggio dal punto di vita di Bernstein ha qualche contatto con la tradizione mosaica: penso per esempio al suo teorizzare l’adozione di linguaggi diversi a seconda dell’interlocutore e a come questo richiami in parte le figure dei quattro figli ebrei che ritroviamo nell’Haggadah di Pesach. Credo che però sia un po’ rischioso trattare il rapporto tra scienza e ebraismo. La scienza è qualcosa di universale e solo in particolari casi l’appartenenza ebraica di uno studioso influisce realmente nella sua ricerca”. A concordare anche Massimo Giuliani, docente di Pensiero ebraico all’Università di Trento: “Quando si parla di propensione per gli ebrei verso la scienza resto un po’ perplesso. Non condivido la visione di un’essenza ebraica (anche se Castelnuovo puntualizza di non aver mai parlato di ‘essenza ebraica’), sono più per una visione esistenzialista. Non dobbiamo poi dimenticarci che sia le teorie di Bernstein che quelle di Vygotsky sono state sposate da diversi teorici che ebrei non erano”.
“Nel libro – spiega Antonella Castelnuovo – Bella Kotik Friedgut e io abbiamo ribadito la differenza tra l’ebraismo monolitico e sostanzialmente uguale ovunque e l’ebraicità tipica degli ebrei della diaspora, frutto di uno scambio con la società circostante. Lo scopo era dimostrare come Vygotsky e Bernstein abbiano attinto e usato strumenti ebraici nei loro studi: rispettivamente quelli sullo sviluppo infantile per Vygostky e di sociolinguistica per Bernstein, diventati poi un patrimonio comune. Entrambi infatti sono stati esposti all’ambiente ebraico sia da piccoli che da adolescenti”.
(14 ottobre 2015)