Attendibilità e competenza
Superata da qualche anno la moda di affidarsi ai tecnici, in Italia, come capita spesso, siamo passati da un estremo all’altro: chiunque abbia una qualche conoscenza o competenza su un argomento (perché riguarda il suo mestiere, libri o articoli che ha scritto, luoghi in cui ha abitato) è considerato a priori meno affidabile in quanto ‘di parte’. In questi giorni ho scoperto che gli allievi faticano ad accettare l’idea che Cesare, generale che racconta le proprie imprese, possa essere considerato più attendibile di storici come Livio, ‘neutrali’ ma pronti a ritoccare i fatti per esigenze letterarie.
Ancora più difficile (e infatti confesso che in molte classi ci ho rinunciato) è far capire che un’insegnante che ha vissuto un anno in Israele può fornire sulla realtà israeliana (città, popolazione, partiti, ecc.) informazioni più precise di un libro di storia o di geografia confuso e approssimativo, scritto da persone non particolarmente informate sulle vicende mediorientali. Per fare un esempio che non è neppure tra i più paradossali, se sul libro di geografia c’è scritto che la capitale di Israele è Tel Aviv diventa un’impresa titanica dimostrare che non ho avuto le allucinazioni (dovute al mio essere ‘di parte’) se affermo che a Gerusalemme sono entrata nel parlamento e nella residenza del Presidente della Repubblica. Certo, poi non è detto che tutti gli ebrei italiani che parlano di Israele siano sempre adeguatamente informati, ma questo è un altro discorso.
Se la scuola riuscisse a insegnare almeno un po’ a diffidare di chi vanta obiettività e neutralità per mascherare la propria ignoranza e incompetenza sarebbe già un bel risultato.
Anna Segre, insegnante
(16 ottobre 2015)