…elezioni
In attesa delle temutissime elezioni polacche, non si arresta, in Europa, la marea nera spinta dai venti della crisi economica e dell’ondata migratoria. Le ultime notizie arrivano dalla Svizzera, dove si è registrata la più importante affermazione della destra xenofoba della storia della confederazione. La settimana precedente le elezioni viennesi hanno visto la destra guidata da Heinz-Christian Strache arrivare alla strabiliante soglia del 31%, davvero impensabile fino a pochi anni fa (ma, si temeva anche di peggio). Il canovaccio è sempre lo stesso: propaganda becera contro l’Europa ed islamofobia spinta fino al parossismo. Naturalmente, le soluzioni proposte sono a dir poco assurde e del tutto impraticabili, ma questi temi sono il cavallo di Troia con cui questi soggetti sono riusciti a tornare al centro dell’arena politica dopo essere stati marginalizzati per 70 anni (in verità, l’Austria aveva dato prova di sé già in tempi non sospetti). Neanche la minoranza ebraica sembra aver maturato gli anticorpi per una propaganda che pare preparata per bambini delle elementari: durante Shabbàt, entrando in sinagoga, ho chiesto ad un amico cosa rappresentasse la spilla che portava sulla giacca e che non riuscivo a vedere bene; risposta, “È la bandiera austriaca”, “Ma come – dico io – proprio nella settimana in cui hanno vinto i fascistoidi”? “Sì, io li ho votati”. Naturalmente, non fa problema il trovarsi accanto a chi saluta col braccio teso, non fa niente che le prove dal passaggio dall’islamofobia all’antisemitismo siano già, in Europa, molto numerose. Odiano gli arabi, che odiano noi? Noi li votiamo. Anche un bambino capisce che, per i leaders di questi partiti, i musulmani sono solo la pietra angolare su cui costruire la propria vendetta politica e che, una volta consumato quel terreno senza che nessun frutto possa essere raccolto, si rivolgeranno ad altre minoranze ‘straniere’, come da peggiore tradizione europea. Chi se ne importa, nemici dei miei nemici? Amici. Come diceva il proverbio? Dagli amici mi guardi Iddio, ché dai nemici mi guardo io.
Davide Assael, ricercatore
(21 ottobre 2015)