Ticketless – In difesa
del Museo Lombroso
Vorrei spendere qualche parola in difesa del Museo Cesare Lombroso, una delle istituzioni più originali della recente Torino Renaissance. Il luogo, per l’intelligenza con cui è stato progettato, vale una deviazione fuori delle autostrade turistiche dei tour operators. Un assurdo carosello giudiziario tuttavia si accanisce contro il Museo mettendone a rischio la sopravvivenza.
Tutto ruota contro la palese (da decenni riconosciuta) radice lombrosiana del pregiudizio antimeridionale, che il Museo certo non disconosce. Con altrettanto palese spirito strumentale, qualcuno cerca di farsi pubblicità, non si capisce bene perché, in nome di quale astratta rivendicazione. Se ne scrivo qui è per una ragione evidente: Il grande antropologo di origine chierese, discendente di David Levi, si sa, non fu gentile contro i calabresi come non lo fu nei confronti dei ciclisti (considerava l’invenzione del biciclo uno strumento del demonio) e nemmeno fu tenero nei confronti degli ebrei, avvalorando in anticipo sui tempi la celebre barzelletta sugli ebrei e i ciclisti.
I quali ciclisti, a quanto pare, sono meno irascibili dei calabresi e degli ebrei: le pagine contro la bicicletta sono diventate un libretto cult che si porta in giro tenendolo sotto il sellino. Di qui a farlo un antisemita, però ce ne corre. Siccome da parte della storiografia ebraica mi è capitato di leggere spesso critiche velenosette contro di lui, vorrei qui segnalare i lavori di un giovane studioso di area veneta, cresciuto su alla scuola della non mai dimenticata Delia Frigessi.
Emanuele D’Antonio ha pubblicato qualche anno fa un importante studio sui legami del Nostro con il primo sionismo e ha messo in luce come occorra discernimento prima di liquidare come un arnese del passato chi fino prova contraria agì sempre in difesa dei deboli, fu vicino al socialismo, e, soprattutto, diede il suo contributo a rendere più moderno e aperto il Codice Zanardelli visitando le carceri e dialogando con i detenuti, di cui valorizzò l’inventività creativa.
I musei sono luoghi della memoria di una nazione civile. Lungi dall’essere perfetti possono essere perfezionati e migliorati, ma si mette su una brutta strada la cultura di quel paese in cui i musei rischiano di essere chiusi dalla sentenza di un tribunale.
Alberto Cavaglion
(21 ottobre 2015)