Vera Schiavazzi (1960-2015)

22222182329_b971eda715_zGrande cronista e interprete della Torino più autentica, Vera Schiavazzi possedeva ogni chiave per comprendere e per raccontare lontano dagli stereotipi i segreti di una città affascinante e difficile e condivideva con gli amici e con i propri lettori l’arte di stare immancabilmente e senza imbarazzi a proprio agio nei salotti più impolverati o con gli operai delle periferie diseredate. È stata un’amica straordinaria, ma soprattutto, per molti giovani, un esempio e una maestra di rigore e di professionalità giornalistica.
Mancherà a noi, soprattutto ai colleghi che hanno avuto la fortuna di incontrarla agli inizi del loro praticantato. Ma mancherà, per l’amore e la coerenza da sempre rivolti alla propria città, a tutti i lettori che vogliono continuare a trovare sulle pagine dei giornali parole degne di essere lette.
Eravamo sul Monte dei Cappuccini nello splendore delle mezze stagioni che rende l’altra riva di Torino inimitabile a sfogliare assieme le pagine di Guido Gozzano, che della città piemontese e delle sfumature di una certa discreta identità fu forse l’interprete più alto. Solo un attimo rubato alla pressione del lavoro quotidiano, sospeso e ora fissato in eterno.
Una torinese orgogliosa della sua vita da cronista, coerente, onesta, che giorno dopo giorno ha tenuto alta la migliore tradizione giornalistica piemontese, ma con qualcosa in più che traspariva inconfessato, veniva dal mare, e scaturiva dalle sue origini dalmate. La necessità di chiamare le cose e le persone con il proprio nome, adottato proprio da lei, che aveva una profonda conoscenza dell’ambiente valdese ed ebraico di Torino, le consentiva a pieno titolo di definire con somma ragione e ammirevole franchezza “una temibile testa di c.” lo sciocco inopportuno e imprudente che pretendeva di smentire ingiustificatamente a suo comodo gli articoli da lei firmati. E soprattutto, soprattutto quel gusto di guardare più lontano, di offrirsi all’aria e al vento, di farsi trovare in piedi all’ultimo appuntamento.
A Olga, a Davide, agli amici, a tutti i lettori di Vera il commosso saluto di questa redazione. Che il suo ricordo sia di costante esempio e di benedizione per i giovani che continuano a credere nel lavoro del giornalista.

g.v

(23 ottobre 2015)