SettimanAle – Domande

alessandro-trevesConcorso riservato ai lettori: ma chi lo elegge il presidente del Keren Kayemeth leIsrael? Al primo che mi saprà dare una risposta soddisfacente invierò un pensierino.
Perché in effetti, dopo aver letto l’articoletto di Zvi Zrahiya del 20 ottobre ed essermi mentalmente congratulato per l’elezione del nuovo presidente Daniel Atar (peraltro indagato, nel suo precedente ruolo, per vicende simili a quelle del nostro sindaco Marino) mi sono chiesto: ma perché mai il capo del Fondo Nazionale Ebraico viene eletto, come diceva l’articolo, ad “un congresso del Partito Laburista”? Apparentemente è stata un’elezione combattuta, con l’altro candidato laburista Michael Biton ed il presidente uscente Efi Stenzler che, insieme, hanno ottenuto più voti del vincitore. E tutte le mie offerte a Sefer, le gestisce un laburista?
È vero che in gran parte mi sono dimenticato di versarle. Una ricerca in rete non mi è servita a rispondere alla domanda ma ho potuto leggere, invece, dell’epica battaglia combattuta negli anni dal Fondo Nazionale Ebraico-KKL… Contro chi? Ma è ovvio, contro il Fondo Nazionale Ebraico-USA e contro il Fondo Nazionale Ebraico-UK, che credevo essere le sue filiali nei due paesi anglosassoni. Ohibò.
Eppure il KKL possiede il 13% della terra, in Israele. Ovvero, non la possiede, ma la gestisce per conto del popolo ebraico. Ovvero non la gestisce, ma la dà da gestire all’autorità demaniale, un organo dello Stato d’Israele. Ovvero, questo accadeva finora, ma un piano in corso di attuazione prevede attualmente il ‘divorzio’ fra il demanio, che come ente statale non può discriminare a favore degli ebrei, ed il KKL, che come associazione privata di natura indefinita può fare quel che vuole, in particolare con i terreni vicino alle grandi città, per i quali più alta è la richiesta e dei quali si stima che il KKL possieda/gestisca circa un terzo.
Ne ha scritto a più riprese Nimrod Bousso, che proprio il 20 ottobre racconta di un’altra vicenda legata alla terra e allo sviluppo urbanistico in Israele: il piano per l’edificazione di due nuove città. Dovrebbero sorgere una fra Kiryat Gat e Sderot e l’altra fra Kiryat Gat e Beit Guvrin. Il piano, del Ministero dell’Edilizia, incontra una fiera e ben motivata opposizione. Di chi? In primis di Kiryat Gat, sostenuta da Sderot e da altri, inclusa la Società per la Protezione della Natura ed il Ministero dell’Ambiente. A parte i danni all’ambiente, l’argomento è che la nuova iniziativa sottrarrebbe risorse indispensabili al rafforzamento del debole tessuto socio-economico e urbano di Kiryat Gat e delle altre cittadine già esistenti, che potrebbero, dicono loro, accogliere molti nuovi residenti a costi sensibilmente inferiori.
E così, mentre il conflitto per la terra con i palestinesi si è spostato su Giudea e Samaria, per le terre dei filistei, da cui i palestinesi hanno preso il nome, ci si litiga fra giudei. Intanto a Tel Aviv, la ‘prima città ebraica’, scruto fra i passanti sperando di individuare quel nostro vicino di casa che, scrive Hila Tsion su Ynet il 21 ottobre, sta pagando 45000 dollari al mese per l’affitto del suo appartamento all’angolo di Arlozoroff e Remez. Forse gli possiamo offrire un posto letto a costi sensibilmente inferiori.

Alessandro Treves, neuroscienziato

(25 ottobre 2015)