…Israele

Ogni tanto fa piacere cambiare idea, fa bene alla salute mentale. Da qui, da Gerusalemme, le cose le si vede in una prospettiva diversa. Anzi le si vede da prospettive plurime.
La mente ti si confonde e rischi di capire che cosa sia la sindrome di Stendhal. Forse questo è l’unico luogo in cui le contraddizioni accettano di coesistere in frastornante consonanza. Qui le polemiche sulla Spianata ti sembrano assurde, perché i musulmani hanno certamente il diritto di pregare tranquillamente nei loro luoghi, e tuttavia non si vede perché non lo possano fare anche gli ebrei che lo desiderano. Qui i diritti dei palestinesi appaiono leggermente conculcati dagli insediamenti cisgiordani, e tuttavia non si capisce perché si metta in discussione il diritto degli ebrei a riconoscere come luogo ebraico il Muro del Pianto, come se non lo avessero costruito loro duemila anni fa. Gli insediamenti disturbano certamente la coscienza di molti, e tuttavia, se ti prende la follia, in questi giorni di coltelli sfoderati, di andare a visitare l’Herodion, in pieno territorio cisgiordano, ti rendi conto che gli ebrei, lì, ci sono stati, si sono radicati e hanno lasciato il segno in tempi non sospetti.
Erode il Grande lo ha costruito prima dell’era volgare. Se poi dall’alto della collina guardi giù gli uliveti palestinesi piantati a valle, capisci che chi vuole la terra la può coltivare senza problemi, se lo vuole, e che l’acqua non gli manca. E vedi anche, tuttavia, che lì c’è un ritmo di vita che non é proprio quello laborioso e frenetico di Tel Aviv. Certo Israele ha le sue responsabilità, e solo un partigiano focoso le può negare, ma, ti chiedi, dove sono finiti tutti i finanziamenti assegnati dalle organizzazioni internazionali ai palestinesi e mai arrivati a destinazione, distratti o rubati? Quanti canali di irrigazione o palazzi moderni o industrie si sarebbero potuti realizzare? Poi, mentre fai ritorno a Gerusalemme, ti ritornano alla mente le strumentalizzazioni della storia e della Shoah da parte di Netanyahu, e senti le contraddizioni agitarsi dentro.
La vista si sdoppia, la coscienza si interroga, la mente si confonde. I ‘tuttavia’ si inanellano e si intrecciano. Non vedo l’ora di ritornare in Italia, dove potrò riassumere le mie posizioni e i miei solidi pregiudizi, e contrastarli con i limpidi pregiudizi dei miei più cari amici.

Dario Calimani, anglista

(27 ottobre 2015)