WJC – Insieme, nonostante le differenze
“Gli ebrei italiani? Un esempio di come sia possibile vivere perfettamente integrati e con strette relazioni con la società circostante”. Lo ha affermato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna intervenendo in occasione della cena di gala che ha concluso i lavori del direttivo del World Jewish Congress, a Roma per un confronto sui temi principali della propria agenda politica e diplomatica.
“Una straordinaria opportunità per condividere informazioni e una visione comune di futuro”, ha esordito il presidente UCEI. E l’occasione per raccontare qualcosa di sé, in un dialogo aperto e proficuo. “Il nostro – ha infatti spiegato – è un mondo piccolo ma eterogeneo, che trova rappresentanza in un Consiglio nazionale. Ci piace chiamarlo ‘Il parlamentino dell’ebraismo italiano’. E come ciascun Parlamento, discutiamo approfonditamente ogni questione. Ma è al tempo stesso chiaro a tutti noi che ‘l’unità, nonostante le differenze’ è il più prezioso valore da difendere”.
Il presidente dell’Unione si è poi soffermato su alcune scelte strategiche adottate in questi anni dall’ente: “Abbiamo deciso di abbracciare una sfida diversificata: una sempre più intensa attività culturale, un confronto aperto con tutta la società, la realizzazione di un network informativo che ci permette di parlare al paese e a tanti lettori non ebrei attraverso un lavoro quotidiano e professionale”.
“Abbiamo scelto l’informazione, non la propaganda”, ha quindi sottolineato Gattegna. Una conquista definita “fondamentale” anche in ragione dei risultati raggiunti, che hanno portato alla convinzione che coloro che non sono in grado di comunicare adeguatamente, coloro che non sono capaci di relazionarsi con l’Altro definendo chiaramente e con orgoglio chi siamo, “rischino di finire ai margini della società”.
Accolta sul palco dal presidente del Congresso Ebraico Mondiale Ronald Lauder, che ha avuto per lei parole di grande stima (così come il presidente Gattegna, che ne ha elogiato la determinazione nel portare avanti il proprio programma politico), il ministro delle riforme Maria Elena Boschi ha affrontato molteplici temi: l’amicizia ineludibile con il mondo ebraico e con lo Stato di Israele, la tutela della Memoria, l’impegno italiano per la pacificazione in Medio Oriente. Ad essere ricordato anche l’emozionante discorso alla Knesset del premier Renzi, in cui lo stesso ha ribadito con fermezza il diritto all’esistenza dello Stato ebraico “non per via della Shoah, ma nonostante la Shoah”. E straordinariamente significative, ha aggiunto il ministro Boschi, sono anche le parole con cui il capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto rendere omaggio al ricordo del piccolo Stefano Gaj Taché, vittima ad appena due anni del terrorismo palestinese, nel suo discorso di insediamento. “La lotta all’odio e all’antisemitismo è una sfida anche culturale. Una sfida che parte dalle scuole e dall’educazione dei più giovani”, ha sottolineato il ministro.
Sul palco anche il presidente della Comunità ebraica di Venezia Paolo Gnignati, che ha illustrato il programma di iniziative in vista del prossimo Cinquecentenario del Ghetto istituito nella città lagunare nel 1516. “Due principi guidano la nostra azione – ha spiegato alla platea – il primo è che non vogliamo in alcun modo celebrare né il ghetto, né la ghettizzazione, attribuendole un significato positivo; il secondo è che non guardiamo a questo anniversario come a un punto d’arrivo: per noi, i prossimi 500 anni sono ugualmente importanti, e ogni sforzo deve essere fatto per rendere l’area dove un tempo sorgeva il ghetto un luogo di incontro fondamentale sul piano artistico, culturale e spirituale”. “Guardando all’esperienza del ghetto – ha sottolineato Gnignati – vogliamo comunque celebrare la tenacia dei nostri antenati, la loro forza e creatività: a Venezia sono sorte sinagoghe magnifiche, è stato stampato il primo Talmud, si sono dati appuntamento persone di diverse nazionalità e tradizioni”.