Time out – Il Dialogo e noi
Le dichiarazione del Papa sulla legittimità d’Israele a esistere e sul fatto che un attacco deliberato allo Stato ebraico possa essere configurato come antisemitismo è un segnale importante. Bene hanno fatto quindi i rappresentanti del World Jewish Congress a incontrare il Papa e a continuare un percorso che procede da anni. Il dubbio che però sorge, di fronte a un’infinità di delegazioni ebraiche, meno titolate rispetto al WJC che passano per Roma solo per incontrare i cugini di Oltretevere, è come venga intesa la natura del dialogo nel mondo ebraico e come venga considerata la figura di questo Papa. Sembra che esista quasi un attrazione per Papa Bergoglio in parte incomprensibile, non ovviamente per il personaggio che riscuote indubbiamente simpatia, ma per il suo messaggio di rottura con il passato. Si crea allora un cortocircuito di confusione in cui leader ebraici apprezzano interventi di dottrina cattolica e talora ne ripropongono le linee all’interno di quella ebraica. Un’assurdità, di cui ovviamente non ha colpa Papa Bergoglio che fa solo il suo lavoro, ma che rispecchia l’assimilazione di una certa dirigenza a un modello non ebraico. File interminabile di ebrei che gli chiedono udienza rappresentano un problema, non perché sia un problema incontrare una brava persona come lui, ma perché si confonde la necessità di dialogare per trovare un equilibrio necessario alla società, con la ricerca di un riconoscimento di cui non abbiamo bisogno. Incontri tra delegazioni ebraiche e il Papa in cui alla fine, l’unico a portare la Kippah, casualmente non è mai un ebreo. Perciò se si ha qualcosa da dire è un bene incontrarsi, chiarirsi e lavorare insieme per un futuro migliore, ma se lo scopo è un altro si impieghi il proprio tempo a costruire un futuro ebraico alle nostre Comunità, ascoltando i nostri maestri e lasciandoci guidare secondo quelli che sono i nostri principi e le nostre tradizioni. Non per mancanza di fiducia nei confronti di questo Papa, ma perché forse è arrivato il tempo di cambiare le nostre priorità.
Daniel Funaro
(29 ottobre 2015)