L’Iran e i diritti umani violati
L’ispettore per i diritti umani dell’ONU, Ahmed Shaheed, già ministro degli Esteri delle Maldive ed esperto di diritti umani nei paesi a maggioranza musulmana, ha presentato martedì un rapporto fortemente critico sull’Iran. “Il presente rapporto non descrive dettagliatamente tutte le violazioni dei diritti umani nel Paese… ma fornisce una panoramica della prevalente situazione dei diritti umani (in Iran), con un focus sui problemi sistemici che ostacolano la capacità del governo della Repubblica islamica iraniana di attenersi ai suo obblighi e impegni presi riguardo ai diritti umani internazionali”, scrive Shaheed nell’introduzione del suo rapporto, sottolineando come il governo di Teheran abbia contraddetto le promesse fatte, mostrando un sistema giudiziario profondamente corrotto, applicando una dura repressione di giornalisti e dissidenti a cui si aggiunge un tasso record di esecuzioni.
Nonostante la promessa di Rouhani di alleggerire il clima di repressione consolidato durante il governo di Ahmadinejad, c’è ancora una forte differenza tra i buoni propositi professati ed il reale comportamento delle autorità, e la situazione nel paese, a detta di Shaheed, “rimane terribile”.
L’Iran ha costantemente vietato a Shaheed di entrare nel paese. L’ispettore dell’Onu si è incontrato con vari ufficiali iraniani, che hanno fortemente contestato le sue posizioni critiche e denunciato i suoi rapporti come mossi da motivazioni politiche e per questo scarsamente credibili.
Questo rapporto – basato su più di quaranta interviste compiute quest’anno a iraniani che vivono in Germania, Norvegia e Spagna così come di una trentina di persone che vivono sotto il regime, contattate via internet – include citazioni di violazioni dei diritti umani riportate da gruppi quali Human Rights Watch, Amnesty International e the International Campaign for Human Rights in Iran. Si tratta del quinto documento di denuncia di Shaheed dalla sua designazione come rapporteur dell’Onu nel 2011, ma è il primo dalla conclusione dell’accordo nucleare, quella stessa intesa che solleverà l’Iran da molte sanzioni in cambio di garanzie sull’operato atomico.
La critica più eclatante riguarda il crescente tasso di esecuzioni, “esponenziale, a partire dal 2005”, prevalentemente per reati non violenti correlati alla droga, che ha reso l’Iran il paese con più esecuzioni procapite al mondo, totalizzando almeno 753 esecuzioni nel 2014, ed almeno 694 nei primi sette mesi di quest’anno, il tasso più alto degli ultimi 25 anni.
La discriminazione sessista nell’ambito dei diritti civili, sociali ed economici continua a oscurare i passi avanti raggiunti nell’educazione e nella salute. Nel paese l’uguaglianza delle donne rimane un problema molto significativo. Secondo una classifica del World Economic Forum, l’Iran si è classificato 135° su 142 riguardo l’emancipazione politica delle donne nel 2014.
Numerose leggi e provvedimenti continuano a minare il diritto alla libertà di espressione, di associazione e assemblea pacifica. In molti continuano ad essere detenuti arbitrariamente per il solo fatto di aver legittimamente esercitato questi diritti. Da Aprile almeno 46 giornalisti ed attivisti sui social media – incluso Jason Rezaian, il corrispondente del Washington Post a Tehran, accusato di spionaggio – sono stati messi sotto custodia o incarcerati per attività pacifiche. Solo alcuni sono stati rilasciati.
“Le restrizioni sulla libertà di espressione sono una seria abrogazione dei diritti umani, e sono incompatibili con gli obblighi del governo iraniano secondo il Patto internazionale sui diritti civili e politici” ribadisce Shaheed nel rapporto.
Non meno preoccupanti sono le restrizioni sui diritti delle minoranze religiose, gli aderenti a religioni riconosciute – Zoroastrismo, Cristianesimo ed Ebraismo, che secondo la legge sono liberi di celebrare i propri riti religiosi- e soprattutto a quelle non riconosciute – in particolar modo la religione Bahai – continuano ad essere oggetto di arresti e persecuzioni per il loro culto e la partecipazione ad atti religiosi, anche quando eseguiti in privato.
Sara Habib
(30 ottobre 2015)