Qui Roma – Quando la precarietà aiuta

Schermata 10-2457326 alle 12.46.59Quale rapporto esiste tra lo sviluppo tecnologico, le nuove scoperte energetiche e la posizione geostrategica d’Israele? Una domanda cui ha cercato una risposta l’incontro organizzato dall’Ambasciata israeliana e da Alè Comunicazione nell’ambito del Festival della Diplomazia. In corso a Roma, il festival è giunto alla sua sesta edizione ed è realizzato sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica e il patrocinio del Ministero degli Esteri, della Rappresentanza in Italia della Commissione europea e del Parlamento Europeo.
“Essere in una situazione di continua allerta, così come la carenza di risorse, non sono stati per Israele solo fattori negativi, in quanto hanno fatto sì che non fosse possibile impigrirsi, favorendo l’innovazione e lo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate” una delle osservazioni dell’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon, intervenuto al Centro Studi Americani assieme al professore di Diritto internazionale Leonardo Bellodi; Maurizio Rossi, co-fondatore di H-Farm, una piattaforma digitale che ha l’obiettivo di aiutare giovani imprenditori e supportare la trasformazione delle aziende italiane in un’ottica digitale; Carlo Tursi, manager di Uber, l’azienda fornitrice di trasporti automobilistici privati che in precedenza ha lavorato in Israele allo sviluppo di Better Place, una startup nel settore delle auto elettriche. A coordinarli il giornalista Davide Sarsini.
Il settore del high-tech occupa circa i tre quarti dell’economia d’Israele, che nel 2009 è stata definita la “Start-up Nation”, dal bestseller di Dan Senor e Saul Singer in cui spiegavano come un paese di 8 milioni di abitanti sia il secondo al mondo per numero di start-up. Lo ha citato anche Gilon, sottolineando come anche dall’estero non si comprino più le singole tecnologie come un tempo, ma le intere aziende mantenendole in Israele, in quanto “ci si è resi conto che lì doveva esserci qualcosa di speciale, un capitale umano maggiore che altrove”. Concorda Rossi, secondo cui “Tel Aviv è il posto migliore dove crescere per i giovani adulti, una generazione fortunata per l’esistenza di un mondo delle nuove tecnologie che è facilmente percorribile”.
Un punto di forza segnalato anche da Tursi, che ha osservato come il successo israeliano consista nel legame tra una situazione di necessità a una “visione a lungo termine”, in un paese dove nonostante i temi di sicurezza geopolitica si è “investita una sostanziosa quantità del budget nazionale nella ricerca e nello sviluppo”.
Sulla situazione geostrategica si è concentrato Bellodi che, nell’illustrare l’impatto che le nuove scoperte di giacimenti di gas hanno avuto e potrebbero avere in futuro sull’economia israeliana, ha osservato come “l’indipendenza energetica sia collegata all’indipendenza politica”. Sulla stessa lunghezza d’onda, l’ambasciatore Gilon: “L’indipendenza energetica – ha detto – è particolarmente utile vista la nostra situazione di isolamento, ma ha anche una grande importanza strategica in quanto il più grande problema del Medio Oriente non è l’Isis ma l’instabilità”.

(30 ottobre 2015)