Qui Roma – Memoria, tornare alle fonti

iisg memoria edicazione Difendere i valori della storia in modo attivo e meditato, questo deve essere lo scopo della scuola secondo Roberta Ascarelli, presidente dell’Istituto Italiano di Studi Germanici, che ha aderito al progetto “Ereditare la memoria: le scuole raccontano le deportazioni di Roma”, realizzato in occasione del settantesimo anniversario della Liberazione dal Servizio educativo dell’Archivio di Stato di Roma insieme agli studenti di tre istituti superiori della Capitale. Sperimentando forme innovative di didattica della Storia, l’Archivio ha promosso l’accesso diretto alle fonti storiche, in particolare dei fondi che conservano i fascicoli dei processi ai collaborazionisti romani nel periodo dell’occupazione tedesca, alla loro selezione e alla loro rielaborazione creativa attraverso l’utilizzazione di tecnologie multimediali. I lavori che ne sono stati il risultato sono stati presentati questa mattina nella sede dell’Istituto a Villa Sciarra Wurts. Un evento per cui era stata proposta la data simbolica del 16 ottobre, giorno in cui nel 1943 avvenne il rastrellamento nazifascista degli ebrei del ghetto della Capitale, che invece si è svolto nel giorno dell’anniversario della caduta del muro di Berlino nel 1989. Una ricorrenza che si presta, secondo Ascarelli, per affrontare i “temi della Memoria e della costruzione dell’identità europea, una delle priorità dell’Istituto di Studi Germanici, che accanto al lavoro di ricerca propone attività culturali ed educative”. Un approccio, ha sottolineato l’archivista Monica Calzolari, coordinatrice del progetto insieme a Marialuisa Sergio dell’IISG, che permette di “fare da tramite tra le istituzioni e le famiglie, rendendo accessibile o almeno conosciuto il loro patrimonio”.
È dunque necessario più che mai, in un’epoca in cui si ricevono attraverso la comunicazione digitale informazioni di seconda, terza o quarta mano, “riproporre una logica di accesso alle fonti per valorizzare la memoria e il nostro patrimonio, osservando le cose direttamente e dando vita a una cittadinanza attiva”. Questo l’appello di Flavia Piccoli Nardelli, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati. Solo così, ha spiegato, sarà possibile per gli archivi “perdere la loro autoreferenzialità e smettere di essere istituzioni di cui usufruisce solo un’élite”. “La macchina della cultura funziona solo se funzionano tutte le sue parti – ha infatti affermato il direttore dell’Archivio di Stato Paolo Buonora – e dunque è fondamentale che la cultura alta delle istituzioni e quella bassa delle scuole comunichino”. In questa maniera, ha aggiunto Valentina Grippo, Presidente della Commissione Turismo, moda e rapporti istituzionali del Consiglio Comunale di Roma, sarà possibile superare “la percezione degli archivi e delle biblioteche semplicemente come luoghi della conservazione della memoria del paese per far vivere e tale patrimonio, attraverso il turismo ma sopratutto attraverso la didattica”. Il progetto presentato è stato dunque un viaggio nel tempo e nei documenti avvenuto nella consapevolezza che il recupero della memoria storica deve essere uno strumento indispensabile nella trasmissione di un sapere attivo e attento ai valori della cittadinanza democratica e dell’inclusione sociale. Questo il messaggio affidato per concludere il percorso allo storico Ernesto Preziosi, che oggi siede alla Camera dei Deputati e ha dunque spiegato agli studenti come coniugare ricerca storica e impegno civile.
Gli allievi del Liceo classico Giulio Cesare, del Liceo statale Vittorio Gassman e della Scuola media statale Gaio Cecilio Secondo hanno quindi consultato negli scorsi mesi il fondo archivistico “Tribunale d’appello, Corte d’assise, Sezione speciale di Roma”, per poi interpretare e drammatizzare la documentazione relativa alla delazione e deportazione del giovane ebreo romano Giulio Levi e al rastrellamento nazista del Quadraro. Dalla lettura commovente delle lettere di Levi a Tosca Cioni, una ragazza più grande di lui, di cui era innamorato, già sposata e separata dal marito e madre di una bambina, si è dunque passati ai filmati realizzati dai ragazzi, contenenti testimonianze dirette di abitanti del quartiere romano del Quadraro che, noto come covo di partigiani e oppositori del regime, fu oggetto prima di un assedio e poi di un rastrellamento il 17 aprile del 1944 da parte delle truppe tedesche. Vicende in cui risiede un bagaglio di valori fondamentale per le nuove generazioni – la conclusione di Ascarelli – e un modello di studio e di interiorizzazione di tali valori “che serve a tutti noi”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(9 novembre 2015)