Periscopio
Hannah Szenes
Viva emozione ha suscitato la manifestazione, svoltasi domenica scorsa, 8 novembre, presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare di Napoli, intitolata “La missione di Hannah Szenes”, a cura di Suzana Glavaš (poetessa, studiosa della Shoah e dei rapporti letterari italo-croati, docente di lingua croata presso l’Università “l’Orientale” di Napoli), con la partecipazione, oltre alla Glavas, dell’Assessore Nino Daniele, della pianista Maria Gabriella Mariani, della scrittrice Agi Berta e dell’attrice Caterina Pontrandolfo, e un intervento a distanza di Scialom Bahbout. Un evento inserito in un ciclo di iniziative, svolte tra il 31 ottobre e l’8 novembre, intitolato “Vivi nel ricordo”, promosso dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, in occasione della ricorrenza dei defunti, anche con l’intento di valorizzare il patrimonio artistico e culturale della città, e dedicato, nel quarantennale della tragica scomparsa, alla memoria e all’insegnamento di Pier Paolo Pasolini (di cui, nel sottotitolo, vengono citate queste emblematiche parole: “La morte non è nel non potere più comunicare, ma nel non potere più essere compresi”).
Le parole del grande poeta e testimone sembrano adattarsi perfettamente alla straordinaria figura di Hannah Szenes, la cui voce è stata spezzata dalle forze del male, impedendole di comunicare, ma la cui impareggiabile lezione chiede con urgenza di essere compresa, ad evitarne quella “vera morte” a cui faceva riferimento Pasolini, e che, in questo caso, non deve assolutamente avvenire.
Giovanissima poetessa ungherese, Hannah Szenes emigrò nel 1939 in Palestina con un gruppo di giovani sionisti connazionali e, nel 1942, decise di arruolarsi nella Brigata Ebraica dei paracadutisti, nelle file dell’esercito britannico, per dare il proprio contributo alla lotta contro la tirannide che attanagliava l’Europa. Dopo un addestramento militare in Egitto, ricevette l’incarico di una pericolosa missione in Croazia, da dove cercò poi di tornare in Ungheria, dove avrebbe dovuto cercare di salvare gli ebrei ungheresi dalle deportazioni. Catturata da una sentinella fascista ungherese, fu consegnata alla Gestapo, che la torturò per estorcerle informazioni sui partigiani. Ma Hannah non cedette, non fornì nessuna informazione ai suoi aguzzini, e, davanti al plotone di esecuzione, rifiutò di farsi bendare gli occhi, per poter “guardare negli occhi i suoi assassini”. Il suo unico e ultimo desiderio, di potere salutare la madre Catarina, non fu esaudito. Morì così, a 23 anni, il 7 novembre del 1944, esattamente 71 anni e un giorno prima della manifestazione che ne ha rievocato la vita e l’opera.
Toccanti le parole a lei dedicate da Rav Scialom Bahbout, Rabbino capo di Venezia, già Rabbino Capo di Napoli, che ha voluto ricordare il glorioso contributo offerto alla libertà dalla giovane poetessa e, con lei, da tutta la Brigata Ebarica, la cui bandiera merita la più profonda gratitudine da parte di tutti gli uomini liberi, soprattutto nei giorni difficili che stiamo vivendo, in cui essa torna a essere vilipesa da vecchi e nuovi squadristi, irriducibili nemici dei più elementari valori della civiltà umana.
“La sua vita è donarsi, le sue parole poesia, la sua storia un’ispirazione”, ha detto di Hannah Elie Wiesel; ma se si vuole onorarne veramente la memoria, bisogna proseguire, pur senza il suo coraggio, nella sua lotta, perché solo “quando la verità prevarrà – come ha scritto Bahbout – la sua missione potrà dirsi finalmente compiuta”.
Le poesie di Hannah, recitate e cantate durante la manifestazione, hanno toccato il cuore dei presenti, e ci auguriamo che siano presto conosciute e apprezzate da un sempre più vasto pubblico. Ricordiamo qui alcuni versi del componimento intitolato “Sulla via per Cesarea”, noto come ‘Eli Eli’ (scritto a Sredice, in territorio croato, poco prima della cattura, che, musicato, è considerato il secondo inno nazionale di Israele, ed è stato anche utilizzato in alcune parti del film Schindler’s List): “Mio Dio, mio Dio,/ fa che non abbiano mai fine/ la sabbia e il mare/ il mormorio delle acque/ il luccichio del cielo/ la preghiera degli uomini./ Sabbia e mare/ mormorio delle acque/ luccichio del cielo/ preghiera degli uomini”.
Francesco Lucrezi, storico
(11 novembre 2015)