L’ultimo saluto a Valeria

rassegna“Niente rabbia né paura, noi crediamo nei valori che non dividono”. A parlare, Alberto, il padre di Valeria Solesin, uccisa lo scorso 13 novembre a Parigi dai terroristi dell’Isis, a cui Venezia e l’Italia intera hanno dato ieri l’ultimo in piazza San Marco. A raccontare la cerimonia, che ha visto la partecipazione della più alte carico dello Stato, tutti i maggiori quotidiani nazionali che rimarcano la presenza in piazza di rappresentanti del mondo ebraico, cristiano e musulmano (Repubblica, La Stampa, tra gli altri). Sul Corriere della Sera – che nelle pagine di Venezia pubblica il testo dell’intervento di Alberto Solesin – Aldo Cazzullo sottolinea le parole di rav Scialom Bahbout, rabbino capo di Venezia, intervenuto durante la cerimonia. “I giusti non muoiono mai, le loro azioni vivono in noi, – le parole del rav in memoria di Valeria – tu continuerai a vivere se ognuno di noi sarà all’altezza dei tuoi ideali di solidarietà”. Per l’imam di Venezia Hamad al Mohamad “tocca a noi musulmani sconfiggere il terrorismo, visto che moltissime vittime sono musulmane”. E Cazzullo ricorda nuovamente le parole di Bahbout, “Le promesse non basta farle, bisogna mantenerle”.

Bologna, il manuale del jihadista. Nel computer di Abdelkrim Kaimoussi, uno dei quattro marocchini recentemente espulsi dall’Italia per il loro legame con il terrorismo, la Digos di Bologna ha trovato una sorta di decalogo illustrato da un predicatore, scrive il Corriere della Sera, per “organizzare la guerriglia urbana” e costruire cellule terroristiche. Tra i loro compiti, filmare gli attentati “per garantire il condizionamento dell’opinione pubblica mondiale e controbattere alla propaganda nemica: ‘Nell’attentato di Mombasa – sostiene il predicatore jihadista – i morti ebrei erano 167 invece le autorità hanno dichiarato che i morti erano in totale 17 ; 3 ebrei e 14 kenioti’”.

Kerry e la condanna al terrorismo palestinese. “Le persone non dovrebbero essere aggredite né con i coltelli, né con le forbici e tantomeno investite con le auto”, ha dichiarato il Segretario di Stato Usa John Kerry, arrivato in Israele per cercare di fermare il clima di violenza che oramai si protrae da diverse settimane, con attacchi a civili e soldati israeliani. Kerry ha condannato “ogni atto di terrorismo che colpisce vite innocenti” e ribadito il diritto di Israele di difendersi. Secondo Avvenire – il cui tono dell’articolo sembra suggerire che la sola esistenza degli insediamenti israeliani sia il motore degli attentati palestinesi – il Premier israeliano Benjamin Netanyahu “starebbe spingendo gli americani a riconoscere le colonie in cambio di alcuni piani di investimento volti a favorire l’economia palestinese nei Territori. Netta però la posizione dell’Amministrazione Obama”. Il Fatto riporta intanto la stretta voluta da Gerusalemme (e non da Tel Aviv come riporta il titolo) anche sui minorenni che prendono parte alle rivolte.

Obama al fianco di Hollande ma strategie diverse. “Siete nel nostro cuore”, così il presidente Usa Barack Obama ha accolto il presidente francese Francois Hollande nell’incontro svoltosi alla Casa Bianca. Sul tavolo, la comune guerra al terrorismo dell’Isis: Hollande, riporta il Corriere, voleva tornare in patria con la promessa americana della creazione di una grande coalizione in cui far rientrare anche la Russia. Ma da Washington la risposta è stata negativa e l’abbattimento da parte turca del caccia russo ha comunque complicato pesantemente questa prospettiva. Dalla Francia, Repubblica e Corriere pubblicano un’intervista al capo di governo Manuel Valls in cui ribadisce che “siamo in guerra” e ricorda all’Italia che “anche il vostro Paese è minacciato”.

La Siria e la sfida tra Turchia e Russia. Più di un incidente diplomatico, lo scontro tra due poteri che vogliono influenzare il Medio Oriente. Dietro l’abbattimento del caccia russo da parte della contraerea turca, secondo gli analisti si nasconde il braccio di ferro tra Ankara e Mosca sulla Siria: i primi vogliono abbattere il regime di Assad, scrive il Corriere, i secondi puntellarlo. Per Maurizio Molinari (La Stampa) si tratta di uno scontro che potrebbe aprire “un conflitto fra Stati che può ruotare attorno a due coalizioni, i fedeli del Sultano contro gli alleati dello Zar”. Ovvero il presidente turco Erdogan contro il presidente russo Putin. A proposito delle mire di Erdogan, il Giornale riprende la lucida analisi pubblicata nel 2010 di Vittorio Dan Segre, voce della cui autorevolezza si sente la mancanza. Nell’articolo si delineavano chiaramente le ambizioni del leader turco, che non ha mai cessato di usare la retorica anti-israeliana e contro gli ebrei per ottenere consenso.

I papi, le interviste e l’antisemitismo. Sul Corriere, presentato il volume Jorge Mario Bergoglio. Risponde papa Francesco. Tutte le interviste e le conferenze stampa, domani in libreria per Marsilio e a cura del direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian. Il direttore nella prefazione ricorda la prima intervista rilasciata da un papa, Leone XIII, a un giornale, ovvero al francese Le Figaro. “L’intervista era centrata su un tema di incandescente attualità come l’antisemitismo, ormai montante in Europa e soprattutto in Francia, dove due anni dopo sarebbe esploso l’affare Dreyfus. Nella conversazione il papa fu molto prudente, limitandosi alla condanna delle violenze contro gli ebrei..”

In italiano il primo libro di Oz. Arriva nelle librerie italiane Altrove forse (Feltrinelli), primo romanzo dello scrittore israeliano Amos Oz. A discuterne con l’autore su La Stampa, Elena Loewenthal. “Non è un romanzo politico. Non è un romanzo sulla guerra. – afferma Oz ricordando il suo primo scritto – Affronta un tema che ancor oggi mi interessa e mi coinvolge sul piano umano e narrativo: quello della commedia umana che si svolge all’ombra del confine. E che non di rado ha i suoi risvolti tragici, come capita anche in questa storia”.

Milano, il cibo per la pace. Nelle pagine milanesi del Giornale si racconta l’iniziativa, promossa da Menuale.it, a cui partecipano alcuni “tra i ristoranti di cucina mediorientale di tradizione ebraica e araba e a partire dal 23 novembre per 15 giorni proporranno ai clienti un ‘Menu pace a tavola’: piatti che rappresentano la comune tradizione culinaria. Accanto, una breve storia di portate spesso antiche”. Nell’articolo anche le dichiarazioni dello chef stellato Heinz Beck, protagonista in ottobre della Tenda di Abramo, manifestazione della Comunità ebraica di Milano.

Fischia il vento. Repubblica presenta la nuova stagione del programma di approfondimento del giornalista Gad Lerner “Fischia il vento”. La storia si ripete, il titolo di una delle puntate in cui “Si parla di viaggi disperati e la storia che si ripete è quella del balbettio delle nazioni di fronte all’esodo di esseri umani. Era il 1938, erano gli ebrei che scappavano in massa dalla Germania nazista, a Evian in Francia i grandi del mondo non trovarono un accordo. Impressionante la somiglianza con le esitazioni dei nostri giorni di fronte ai rifugiati: in meno c’erano i social, la battaglia politica in tv, o Salvini”.

Sallusti: “Bandiamo l’ebraico dalle sinagoghe”. Originale uscita del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, dato come possibile candidato del centrodestra alle prossime elezioni milanesi. Nel corso della puntata di Ballarò andata in onda ieri sera Sallusti ha infatti chiesto di bandire l’ebraico dalle sinagoghe. “Lo spartiacque — le sue parole, riportate dal Giorno — non è la religione, ma la legalità. Questo vale anche per le moschee. Purtroppo non c’è ancora una legge che mi auguro venga presto, che imponga di predicare solo in italiano come accade in altri paesi”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(25 novembre 2015)