Funerali Valeria Solesin
“Il suo messaggio resta vivo”

Schermata 11-2457351 alle 14.08.17L’ultimo saluto a Valentina Solesin in una Piazza San Marco gremita e commossa. Il feretro trasportato in gondola dalla camera ardente allestita nelle sale del Comune a Ca’ Farsetti fino a piazza San Marco per l’ultimo abbraccio della città a una delle sue figlie, alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella e del ministro della Difesa Roberta Pinotti che hanno voluto rendere omaggio alla giovane veneziana, vittima dell’attentato al Bataclan di Parigi.
La cerimonia si è aperta con l’inno di Mameli e La Marsigliese per lasciare poi spazio agli interventi del sindaco Luigi Brugnaro; di nove amici di Valeria e alla lettura di un messaggio inviato del presidente francese Francois Hollande.
Una cerimonia civile per ogni uomo e donna senza differenza di credo, poiché, ha spiegato la famiglia, questo momento di cordoglio deve essere comune a tutti. Per rispettare questo desiderio di comunanza erano presenti in piazza gli esponenti delle tre grandi religioni monoteiste: il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, l’imam Hamad Mahamed e il rabbino capo Scialom Bahbout, che ha voluto dedicare una lettera a Valeria.
Ha detto rav Bahbout: “Le parole che tu sentirai oggi, cara Valeria, sono le parole che ti accompagneranno alla tua dimora eterna. Quando una persona cara ci lascia, ci si chiede se ci lascia del tutto. Noi pensiamo che i giusti non muoiono mai. Le loro azioni continuano a vivere nelle persone che l’hanno amata e che si sentono legate al suo ricordo. Lasciando questo mondo, tu continuerai a vivere, se ognuno di noi sarà capace di portare avanti gli ideali di solidarietà che ti hanno contraddistinto. In effetti, il problema, cara Valeria, è proprio questo: molto spesso, spinti dalla retorica, facciamo grandi promesse che poi si rivelano vane. Cosa fare affinché il tuo ricordo continui a vivere?
Ci sono azioni che competono a ogni singolo e azioni che riguardano chi si occupa dell’educazione delle giovani generazioni e delle generazioni future. La società potrà cambiare solo se ognuno, anziché scaricare le proprie responsabilità sulle istituzioni e su altri enti astratti, saprà fare la sua parte.
Da quel poco che ho letto su di te, mi sembra che tu potrai essere un grande esempio per noi e soprattutto per molti giovani che sono alla ricerca di una identità e di un ruolo. Tu l’avevi trovato e stavi facendo un percorso per rafforzarlo e per comunicarlo con il tuo esempio. Non a caso i Maestri affermano che ‘è stata creata una sola persona, perché ognuno possa dire per me è stato creato il mondo’. Cara Valeria, il mondo è stato creato per persone come te che vogliono gioire e condividere con gli altri il bene ricevuto e il bene che costruiscono giorno dopo giorno.
Le responsabilità maggiori ricadono sui Maestri del pensiero, che devono interrogarsi e chiarire come deve essere il mondo nuovo. E ancora le responsabilità ricadono su chi ha il compito di formare i leader che sappiano fare propria e trasmettere l’idea per cui nessuno possa affermare ‘solo per me è stato creato il mondo’.
Ecco, Cara Valeria, tu potevi certamente ambire a essere proprio uno di quei leader che avrebbero potuto cambiare il mondo, a cominciare da questa nostra Italia, che ha appunto bisogno di giovani come te.
Se altri raccoglieranno questa eredità e questa sfida, allora la tua morte, per quanto dolorosa per te e per chi ti vuole bene, servirà almeno a far riflettere noi qui presenti a quanto sia importante dedicare le proprie energie per costruire e non per distruggere.
I terroristi che ti hanno uccisa sono stati fuorviati da ideologie che si propongono di uniformare il mondo alle proprie idee, sia che essi operino in Europa e nei paesi dei Medio Oriente, sia che operino negli altri paesi del mondo. Questi terroristi si adoperano per eliminare le persone diverse da loro, ma non prevarranno se troveranno a contrastarli persone come te, che non si lasceranno intimorire.
Con la tua morte tu ci ordini di vivere: solo così la tua presenza tra noi sarà sempre viva.
‘Il ricordo della tua persona sia sempre legato al mondo dei vivi’”.
In chiusura del suo intervento Rav Bahbout ha voluto recitare il salmo 120, dedicato ai pellegrinaggi, ma che esprime tra le righe un inno alla vita, un monito a non cedere alle avversità che incontriamo sul nostro cammino.

Michael Calimani

(24 novembre 2015)