…guerra

La retorica di guerra tenta sempre di fare una caricatura del nemico per creare terrore e compattare di fronte alla minaccia comune. Fra le tante che si sentono in questi giorni, uno spazio negli annali della cronaca se lo ritaglierà di diritto questa immagine dell’invasione islamica finalizzata a conquistare l’Europa in un inedito scenario da battaglia di Lepanto in chiave moderna.
L’immagine di un Al Baghdadi (o chi per lui), che, come un Hitler allucinato chiuso nel bunker, immagina di conquistare la Francia e tutto il Continente con qualche centinaia di potenziali attentatori suicidi è davvero divertente. Per ristabilire le proporzioni delle forze in campo, è utile ricordare che la sola Russia ha compiuto 420 (!!!) raid aerei in Siria tra sabato e domenica, tenendo anche conto che un solo caccia russo ha una potenza di fuoco lievemente superiore ad un kalashnikov. Poi, ci sono gli americani, i giordani, gli egiziani, i turchi… fino a comporre il mosaico dei 40 Paesi che formano la coalizione anti Isis. Ci sarebbe da ridere, se questa propaganda bellica non aiutasse a sostenere l’idea di uno scontro di civiltà fra Islam e resto del mondo, che rischia di essere il nuovo detonatore capace di far saltare i già precari equilibri europei. Anche i bambini sanno che la forza dell’Isis non è nella potenza militare, ma nelle incredibili divisioni del fronte opposto, di cui l’episodio turco-russo di ieri è l’ennesima prova.
I musulmani europei sono circa 15 milioni su 450 milioni di cittadini dell’UE e bastano queste proporzioni per scatenare una reazione politica in grado di portare al potere i peggiori xenofobi e nazionalisti, che speravamo sepolti per sempre nelle sabbie della storia. Le conseguenze sono presto dette: coerente con la sua impostazione securitaria che prevede di bandire l’arabo dalle moschee, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti ha chiesto che si ‘predichi’ in italiano anche nelle sinagoghe. Non so quante volte ho ascoltato a Milano shiurim in ebraico e in diversi templi. Però, non c’è da preoccuparsi, è noto che Il Giornale sia grande amico degli ebrei. Se la situazione è questa, figuriamoci se in questa Europa, che ha sempre da insegnare la democrazia agli altri, ci fosse la composizione demografica israeliana, dove, come noto, vivono un milione e mezzo di musulmani in una situazione di conflitto decennale. Ma l’Europa è ben lontana dall’avere la sensibilità multiculturale di Israele, speriamo che gli ebrei europei si ispirino al vero modello ebraico, invece di alimentare tesi puerili al di fuori di ogni minimo ragionamento politico. Se non lo capiremo, ci scaveremo la fossa con le nostre stesse mani.

Davide Assael, ricercatore

(25 novembre 2015)