Il settimanAle – Inadeguati

alessandro-trevesUna coppia di mezz’età procede come può, sudando per la vergogna, tenendo per mano due infernali ragazzini, di cui intanto uno tocca il sedere di una signora e l’altro sghignazza alla vista di una ragazza paraplegica.
È la vignetta che apre il commento ai fatti della settimana di Yossi Verter su Haaretz del 27 novembre, e raffigura Netanyahu (lui) e Bennett (lei) alle prese con le prodezze dei propri deputati Oren Hazan (Likud) e Yinon Magal (HaBayit HaYehudi). Prodezze che hanno causato qualche imbarazzo ai rispettivi leader, ma nessuna vera sanzione. Del resto Hazan, coinvolto in un giro di droga e prostituzione in Bulgaria, ha capito già da mesi come trasformare la propria volgarità in uno status symbol, mentre Magal, giornalista inserito in lista da Bennett per attrarre con un candidato laico altri voti all’ex Partito Nazionale Religioso, si è limitato a dimettersi da capo del gruppo parlamentare, dicendosi dispiaciuto per le donne che hanno lamentato di essere state molestate da lui.
Non che nella sua originaria componente ortodossa il partito fosse scevro di comportamenti analoghi, semmai diversamente orientati. È emerso in questi giorni un ulteriore ex allievo che dice di essere stato molestato dal carismatico rav Moti Elon, come riferisce Noa Shpigel il 26 novembre. L’accusatore dice di aver finora taciuto, ma di non potersi più trattenere da quando ha visto l’affetto con cui rav Elon viene tuttora abbracciato da rav Haim Druckman, lo storico capo del Bené Akiva e Premio Israel nel 2012.
Il degrado del personale politico e religioso non è certo un fenomeno circoscritto a Israele né, in Israele, alla destra, ma la scarsità di personaggi utilizzabili sul piano dell’immagine e come modelli di ruolo accentua le difficoltà, per chi ha a cuore le sorti d’Israele, a trasmettere messaggi positivi all’opinione pubblica interna e all’estero. Difficoltà che conosce bene, perché le vive in prima persona, Amna Farooqi, come racconta lei stessa su Haaretz del 25 novembre. Amna è stata eletta 3 mesi fa presidentessa dell’ala studentesca di J Street, l’associazione ebraica democratica americana. L’elezione è stata un indubbio successo per Amna, studentessa 21-enne dell’Università del Maryland, musulmana di origine pakistana, che dice di essersi “innamorata di Israele”; ma adesso il suo lavoro di presidentessa nazionale si rivela tutt’altro che semplice. Come raggiungere gli studenti dei college quando essere pro-Israele viene ormai associato con “persone dalle posizioni illiberali ed estremiste, politici di destra sempre più sconnessi dalla maggioranza del paese”?

Alessandro Treves, neuroscienziato

(29 novembre 2015)