L’evidenza al libro antisemita
e uno strascico di polemiche

Schermata 12-2457366 alle 13.43.35“Situazioni come queste, mostrano la necessità di parlare ancora dei ghetti e di studiare la storia ebraica”. Intervenendo alla presentazione del volume Gli abitanti del Ghetto di Roma – La Descriptio Hebreorum del 1733 (curato da Angela Groppi, Viella editore), la storica Anna Foa ha tenuto a sottolineare come l’incontro nel quadro della fiera Più libri più liberi avvenisse a poche ore di distanza del clamoroso incidente che aveva visto poco distante la presentazione di una farneticante e squallida pubblicazione antisemita.
L’opera dedicata alla storia del Ghetto di Roma analizza l’unico fondamentale censimento conosciuto degli abitanti del ghetto di Roma nel periodo tra il 1555 e 1796. “Leggendolo – spiega Fabio Isman, giornalista – crollano alcune false credenze relative agli ebrei, in particolare quelle che riguardano il denaro. Gli ebrei del ghetto di Roma se la passavano infatti tutt’altro che bene e dovevano fronteggiare una pressione continua da parte della Chiesa. Ci sono poi episodi interessanti come quello del sequestro dei libri avvenuto nel ‘700 che rievoca la più recente razzia nazista della biblioteca della comunità ebraica, oppure il progetto, mai realizzato, di spostare il ghetto a Villa Montalto”.
Dopo aver ricordato il ruolo chiave di Giancarlo Spizzichino nella scoperta del cosiddetto Ghettarello, Foa ha proseguito: “Mi sembra interessante rilevare alcune modalità particolari degli abitanti del ghetto come la scelta di non fare troppi figli o quella di sposare coniugi più o meno della stessa età. Esse erano strategie per sopravvivere ed evitare le conversioni, vincendo così la pressione continua della Chiesa che aspettava a braccia aperte chi decideva di uscire fuori da ghetto. Non obbligando i figli a matrimoni forzati con persone molto più anziane né crescendo famiglie troppo numerose, si evitava la scelta di convertirsi al cristianesimo come forma di ribellione”.
Ha quindi evidenziato la curatrice: “Il ghetto era uno spazio chiuso ma anche molto permeabile: era al centro della città e attraeva a sé molti cristiani. C’è per esempio un documento che testimonia il crollo di un pavimento per la presenza di troppe persone che celebravano una festa e tra i feriti risultano esserci anche i preti. I cristiani infatti si recavano al ghetto per fare affari ma anche per servirsi della manodopera delle donne ebree, abili rappezzatrici e ricamatrici”. “Studiando la storia degli ebrei di Roma e le fonti – sostiene Groppi – c’è un particolare che va fortemente evidenziato: essi non furono mai passivi nei confronti della classe dirigente ma per secoli negoziarono per far valere i loro diritti”.
Assente alla presentazione che lo annunciava nel programma, invece, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. “La manifestazione dell’editoria è libera di presentare quel che vuole, io sono altrettanto libero di fare le mie scelte”. Così il rav ha motivato la decisione di non partecipare all’evento. La ragione della sua rinuncia si ritrova nella presentazione, avvenuta poche ore prima nello stesso contesto, del delirante libello antisemita Sionismo, il vero nemico degli ebrei di Alan Hart, accanito sostenitore di farneticanti teorie complottiste che ha più volte accusato i servizi segreti israeliani di aver orchestrato l’attentato alle Torri Gemelle e dichiarato che i media sarebbero controllati “effettivamente in parte dagli ebrei”.
Alla Fiera sono arrivate le richieste di cancellare l’evento da parte di un consigliere della Comunità ebraica. ‘Delirante povero ebreo’ l’ha definito, sui social network, il curatore del volume Diego Siragusa, che ieri mattina, accompagnato da un individuo che si qualificava come suo editore, ha presentato il libro al Palazzo dei Congressi dell’Eur, riferisce in cronaca il quotidiano La Repubblica ricordando la dura presa di posizione del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, il cui intervento aveva fatto sì che il volume non fosse presentato in una sede dell’Anpi, e riportando inoltre l’inquietante replica della coordinatrice della manifestazione Silvia Barbagallo. “Dopo la richieste di annullare la presentazione – le sue parole – abbiamo verificato il contenuto del libro per accertarci che, al di là delle posizioni rigide sul sionismo e la questione palestinese, non ci fosse nulla di antisemita. Abbiamo invitato i rappresentanti della comunità a confrontarsi con noi perché le critiche ci sono sembrate eccessive e politiche. Abbiamo seguito l’incontro e non c’è stata alcuna allusione razzista. Nulla di offensivo nemmeno nel libro a nostro avviso, e così abbiamo deciso di andare avanti”.

r.s.

(9 dicembre 2015)