OTTO GIORNI OTTO LUCI
Un desiderio da realizzare

me L’idea che la Chanukkiah rappresenti la Torah orale deriva dal fatto che essa sia considerata l’erede della Menorah del Tabernacolo del deserto prima e del Tempio di Gerusalemme poi. Rabbenu Bachye (Bechye ben Asher ibn Halawa, XIII sec.) commenta così nella parashà di Terumà (Esodo 25:31): la Menorah, con i suoi sette lumi, allude alla Torah che è chiamata “Or-Luce”. Anche il Netziv (Naftali Zvi Yehuda Berlin, 1816-1893) nel suo commento ‘Emeq Davar scrive che la luce della Torah, scopo del Tabernacolo e principio fondamentale per la discesa della Shekhinà, la Presenza Divina in Israele, arriva per mezzo di due oggetti sacri, l’Arca dell’Alleanza e la Menorah. L’Arca, quale contenitore della Torah scritta e la Menorah quale mezzo per la diffusione della forza della Torah orale. Sempre il Netziv, asserisce che quando Mosè voleva capire in profondità la parola di D-o contemplava i lumi della Menorah, la cui forza lo aiutava a intenderne la spiegazione.
In questo senso è più chiaro il Midrash che per spiegare le parole “Quando fai ardere i lumi (della Menorah)…” (Numeri 8:2) citi il profeta Isaia (42:21): “L’Eterno desidera, per la Sua giustizia, rendere grande e gloriosa la Torah”.
A noi il dovere di realizzare questo desiderio.

Adolfo Locci, rabbino capo di Padova

(10 dicembre 2015)