CHANUKKAH 5776 – CASALE
Religioni unite per la pace

20151213_171742Ormai la cerimonia molti la conoscono a memoria, ma ci si emoziona sempre. Chi partecipa da anni magari la spiega a chi ci viene per la prima volta, anche se non ebreo. Soprattutto se non è ebreo, ma comunque casalese, fiero di avere una sinagoga così bella in città.
Nessuno ha davvero contato le edizioni in cui l’accensione del candelabro a otto braccia, la Channukkiah simbolo della festa, è diventata un momento pubblico a Casale. Siamo probabilmente intorno alla ventesima, facendo il calcolo che in ogni anno per questa occasione il Museo dei Lumi si arricchisce di una decina di pezzi e siamo arrivati oltre i 180 con quelli arrivati domenica. Ogni anno però c’è sempre qualche particolare novità. A essere diversa anche la partecipazione, a un mese esatto dai drammatici fatti di Parigi. Per una festa che celebra la luce e in cui la comunità ebraica invita tutti i rappresentati delle religioni mondiali ad accendere insieme un lume, non è un elemento da poco.

Per questo è giusto cominciare la cronaca dalle parole del rappresentante del Coreis Isa Benassi, che ha detto: “La luce viene da Dio, noi possiamo solo preparare le lampade, ma Dio ci permette di accendere e di riconoscere in questa luce la fratellanza tra tutti gli uomini”. Quella del Coreis è stata la sola dichiarazione pubblica dei tanti amici chiamati al gesto simbolico di accendere un lume sotto la guida di Elio Carmi, vicepresidente della Comunità. Accanto a lui si sono visti Marco Cavallero in rappresentanza della Chiesa evangelica di Alessandria, don Cassano per la Chiesa cattolica casalese e, per la prima volta, anche una comunità molto particolare: quella buddista di Renkoji, con il loro rappresentante Shoryo Tarabini, non dall’oriente, ma da Cereseto.

Come sempre in prima fila anche le autorità civili: Il Comune di Casale rappresentato dall’assessore ai Lavori Pubblici Carlo Gioria, il rappresentante delle forze di polizia, vicequestore Domenico Lopane, il tenente dei carabinieri Mauro Barisonzi, comandante della Caserma di Casale, Claudia De Benedetti in rappresentanza dell’UCEI e Adelaide Bobba degli Amici della Musica di Casale.

Un posto speciale nel cortile l’hanno avuto i ragazzi della scuola elementare IV Novembre guidati dalla loro maestra Chiara Bertolotti. Qualche tempo fa, in visita al complesso di vicolo Salomone Olper, avevano espresso il desiderio di creare una lampada. Detto fatto: la loro opera sarà presto esposta accanto alle opere di Pomodoro, Folon e Mondini. Domenica ad accenderla c’erano tutti.
La giornata però è cominciata come sempre un’ora prima: alle 16 con la presentazione delle opere che entreranno nel Museo dei Lumi e relativi artisti. Quest’anno si sono viste le lampade di Aurelio Amendola, Pietro Bestetti, Luigi Borgogno, Luciano Boschetti, Elio Carmi, Simonetta Clerici, Gianluigi Colin, Fabio De Poli, Leila Fteita, Naomi Nadav, David Palterer, Tiziana Priori, Fulvio Vercellese e Nadia Werba. Opere presentate da Antonio Recalcati che insieme a Elio Carmi ha dato vita 20 anni fa a questa singolare raccolta che verte su un unico tema. Quest’anno nessun mostra personale, ma opere di grandissimo spessore, C’è la foto di Amendola, già esposta alla mostra che ha raccolto tutte le channukiot al Castello di Casale, dove il candelabro è interpretato da nove bambini nella luce calda della sinagoga, Palterer rilegge il carro di Elia, Fteira incastra i lumi in un labirinto in cui due palline che sembrano non incontrarsi mai, Colin, art director del Corriere della Sera, realizza la sua grande lampada con i rotoli di stampa del giornale, i rulli su cui rimangono le ultime pagine, ma non utilizzabili: un significato giocoso e simbolico nella festa di una religione basata proprio sulla parola scritta.

Un altro momento imprescindibile in questa giornata è alla fine delle celebrazioni: intonati i canti e le benedizioni, accesi i lumi, quando tutti si salutano nel cortile delle Api augurandosi buone e diversissime feste con i dolci preparati dalla Signora Ottolenghi (ogni anno il suo castagnaccio più buono) e dall’impareggiabile Iris Levy che ha orami trasformato la comunità in un luogo di delizie dove si mescolano ricette ebraiche di almeno aree geografiche differenti.

Alberto Angelino

(13 dicembre 2015)