Trieste – Memoria, un nuovo approccio
Prosegue a Trieste il Corso di formazione “Prima, durante e dopo la Shoah: un percorso di didattica della storia”. Ieri pomeriggio Stefano Fattorini ha affrontato con l’abituale competenza il tema della “Geografia culturale dello sterminio”, una disciplina sviluppatasi a partire dagli anni ’80 del secolo passato, che analizza l’aspetto socioculturale degli eventi storici con particolare attenzione alla loro localizzazione. Il suo intervento ha avuto, come punto focale, le modalità per suscitare l’attenzione e l’interesse degli studenti, anche sollecitando la loro intelligenza emotiva. Così, oltre alle numerosissime fonti, ha suggerito un approccio in cui la discussione sul modo completamente nuovo di pensare ai monumenti realizzati (dal memoriale di Budapest sulla riva del Danubio, alle Stolpersteinen, a quello di Lipsia per citarne soltanto alcuni) sia centrale per stimolare la discussione e la riflessione, come pure il favorire la consapevolezza attraverso la localizzazione dei campi di concentramento e sterminio in Europa e il diverso modo di “viverli”, nel corso dei decenni, da parte di chi vi abitava vicino.
Tullia Catalan ha invece trattato il tema della “Memoria della Shoah”, facendo un puntuale excursus fin dai primi anni dopo il 1945: dalla memoria individuale alla memoria collettiva, dalle celebrazioni private ad opera dei sopravvissuti all’istituzione della Giornata della Memoria in Italia, analizzando inoltre la specificità del nostro paese rispetto agli altre nazioni europee, agli Stati Uniti e ad Israele. Ampio spazio è stato dato alle testimonianze raccolte nel corso dei decenni e ai diversi approcci adottati per realizzarle.
La mattinata del 16 dicembre è stata invece dedicata ai laboratori, separando così in due gruppi i numerosi docenti, soprattutto delle scuole superiori (ma sono presenti anche docenti della scuola secondaria di primo grado e alla scuola primaria), assieme alle guide turistiche e agli uditori.
Roberto Spazzali, Direttore dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia (IRSML) ha trattato il tema “Il luogo della memoria come fonte storica e strumento didattico: il caso della Risiera di San Sabba” esponendo il percorso che, attraverso l’analisi di fonti diversissime come ad esempio foto, disegni, piante, ma anche articoli di giornali e registri cantieristici ha permesso, attraverso una collaborazione appassionante con i docenti e gli allievi dell’Istituto Tecnico per Geometri “Max Fabiani” di Trieste, la stampa tridimensionale del complesso della Risiera di San Sabba, eseguita in modo da rendere evidente, attraverso l’uso di cromatismi specifici, i diversi momenti della costruzione dell’edificio dal primo progetto a quelli antecedenti il 29 aprile 1945, data i cui i nazisti, prima della fuga, ne distrussero buona parte.
Annalisa Di Fant, con “Sulle tracce dell’antisemitismo cattolico sulla stampa confessionale triestina tra Otto e Novecento: analisi e didattizzazione delle fonti giornalistiche”, ha presentato una guida per un’analisi consapevole delle fonti a stampa come attività didattica da proporre agli allievi. L’Affaire Dreyfus, con le polemiche ad esso conseguenti, è stato preso ad esempio per far emergere gli stereotipi e il linguaggio che favoriscono lo svilupparsi dell’antiebraismo tradizionale e la sua trasformazione nell’antisemitismo moderno.
Il pomeriggio è stato dedicato alla visione del video documentario “Noi ebrei così invisibili” del 2013, per la regia di Davide Casali e Maurizio Bressan e presentato da Casali stesso che, alla fine, ha diretto un laboratorio dal titolo “La musica nei campi di concentramento”, mentre Tullia Catalan ha proposto il quarto laboratorio del corso su “La memoria della Shoah al tempo di Internet: il caso di Trieste.”
Paola Pini
(16 dicembre 2015)