Madri d’Israele – Angelica
E poi la incontri, quando meno te lo aspetti, quando ormai avevi perso le speranze.
E lei è lì.
Ti sorride, con quegli occhi limpidi che riflettono alla perfezione l’essenza del suo nome, incorniciati da una cascata di ricci corvini.
Ti accoglie danzando, raggiante.
E quella musica proveniente dalla stanza alle sue spalle, d’un tratto, ti sorprende, ti travolge e stravolge, ti contagia. Ti incoraggia ad entrare.
Probabilmente starete pensando che quella introdotta sia una storia di amore infinito, ma l’incontro in questione in realtà non vede come protagonisti una coppia di innamorati, bensì l’incontro di un allievo con la sua maestra, di un figlio con la propria madre.
Angelica Edna Calò Livne, nata e cresciuta a Roma, ricorda gli anni della scuola attraverso due movimenti, due costanti della sua vita: l’Hashomer Hatzair ed il Collegio Rabbinico.
“L’incontro di questi due mondi, apparentemente contrastanti, si è rivelato in realtà essere straordinariamente efficace per la formazione della mia persona, per l’acquisizione di quei valori che reputo ormai indispensabili all’interno della mia vita”, mi racconta Angelica gettando così delle basi solide, indispensabili per comprendere al meglio lo sviluppo della sua storia.
“Al termine dei miei studi ho deciso che avrei dovuto seguire il mio sogno sionista, decisi dunque di trasferirmi a Kibbutz Sasa, luogo in cui mi sono sentita a casa sin dal primo istante ed in cui tutt’ora, felicemente, abito”.
La nostra impavida protagonista ricomincia la sua nuova vita proprio da dove l’aveva lasciata: studia educazione e lavora in un frutteto, esperienza che consacra per sempre il suo rapporto con la natura, il suo eterno legame con la terra.
“Ho sempre provato un grande amore per l’educazione, una vocazione, una sorta di missione in questo mondo, poiché solo attraverso l’educazione ai giovani possiamo sperare in un futuro migliore, possiamo fermare l’atroce conflitto che stiamo vivendo. Insegno così ai miei ragazzi ad accettare il diverso, qualsiasi religione e cultura, ad abbracciare i principi di collettività e uguaglianza, a riconoscere la bellezza del mondo in tutta la sua varietà, facendo brillare sempre le sue qualità positive.”
Ma Angelica è ben diversa da chiunque altro io abbia incontrato sino ad oggi.
Angelica non si limita alle parole, Angelica fa.
“Nasce dunque la fondazione Beresheet LaShalom, quindici anni fa. Fondazione che ha come protagonista un progetto di teatro di fama internazionale, un progetto apprezzato e conosciuto in Israele e all’estero. Sul mio palco, infatti, appaiono nella stessa scena ragazzi di religioni e vissuti diversi, di usi e costumi apparentemente incompatibili”.
Un ulteriore progetto accoglie cinquanta giovani israeliani, cinquanta palestinesi e cinquanta giordani per dimostrare che le barriere possono essere abbattute. Un progetto sostenuto per altro dal Parlamento Europeo ed il Ministero degli Esteri Israeliano.
Ad aggiungersi alla lista interminabile di impegni sono le consulenze accademiche in una scuola sperimentale drusa, con il fine di aiutar loro ad aprirsi, esprimersi ed integrarsi; un progetto che Angelica ha molto a cuore.
Per non dimenticare poi le lezioni che la nostra eroina tiene puntualmente a Tel Hai e Zfat, sullo sviluppo del pensiero umanistico attraverso le arti e gli innumerevoli corsi di leadership.
Dulcis in fundo, troviamo nel suo straripante curriculum la pubblicazione di un libro: Memorie di un angelo custode.
“Sono sempre stata spinta da una forza interiore che mi ha portato a condurre contemporaneamente decine di attività e ad accettare qualsiasi invito o proposta di lavoro mi venisse fatta. Poi, in una giornata più impegnativa del solito, un’entità nascosta dalla parlata giudaica romanesca si rivolse a me per raccomandarsi di stare attenta alla mia salute, di prendermi più tempo per me stessa, più cura della mia persona. Imparai quel giorno una lezione molto importante: per aiutare gli altri bisogna prima aiutare se stessi. E la riconobbi immediatamente quella voce, era il mio angelo custode, che da quel giorno non mi abbandonò più. Proprio così è nato il mio libro.”
Oltre che Madre d’Israele per eccellenza, Angelica è una madre innamorata ed orgogliosa dei suoi quattro figli, cresciuti come veri e propri cavalieri.
E si sa che la mela non cade lontana dall’albero.
Due di loro sono comandanti all’esercito, noti per il loro motto “il miglior soldato è quello che odia la guerra”. Il figlio ingegnere, invece, usa nel suo tempo libero la tavola da surf per aiutare i ragazzi che attraversano periodi di grandi difficoltà. Tutti e quattro attivi nell’Hashomer Hatzair, proprio come lei. Tutti e quattro aperti a qualsiasi tipo di diversità, proprio come lei.
“Sai, a volte sento proprio che Dio mi vuole bene”, mi confida appena commossa quando ripensa alla famiglia, al lavoro e a tutte le conquiste.
Anche se in ritardo te lo scrivo qui, cara Angelica: non è l’unico a volertene, ti vogliamo tutti un gran bene.
David Zebuloni
(31 dicembre 2015)