Tel Aviv, è caccia al killer

rassegna È ancora aperta, dopo la seconda notte di incessanti ricerche, la caccia all’uomo a Tel Aviv per arrestare l’autore dell’attentato del primo dell’anno nel pieno centro della città, identificato come Nashat Milhem, ventinovenne arabo israeliano. Milhem ha aperto il fuoco in un bar della frequentatissima rehov Dizengoff, uccidendo due persone, Alon Bakal, 26 anni, e Shimon Ruimi, 30, e ferendone altre sette. Il Messaggero tra gli altri riporta le voci di condanna della comunità arabo-israeliana, che ha preso le distanze dalla violenza, e l’intervento del primo ministro Benjamin Netanyahu, che si è recato personalmente sul luogo dell’attentato: “Non sono disposto ad accettare due Stati all’interno di Israele. Questo periodo è finito. Se si vuole essere cittadini di Israele e goderne dei diritti – le sue parole – bisogna rispettarne le regole”.

Un accordo che fa discutere. È ufficialmente in vigore da ieri l’accordo firmato a giugno con il quale, di fatto, la Santa Sede riconosce la Palestina come Stato e appoggia il disegno dei due Stati che vivono uno accanto all’altro “in pace e in sicurezza sulla base delle frontiere del 1967”. Già nel giugno scorso le autorità israeliane avevano dichiarato di non poter accettare “le decisioni unilaterali contenute nell’accordo, che non prendono in considerazione gli interessi fondamentali di Israele e lo speciale status storico del popolo ebraico a Gerusalemme”. “In un contesto cosi delicato il riconoscimento da parte del Vaticano non aiuta a semplificare il problema. Non è facile ma forse una linea più prudente avrebbe aiutato di più” dice il rav Giuseppe Laras a Repubblica. Diverso il parere dello scrittore israeliano Abraham Yehoshua, intervistato dal quotidiano: “Siccome nel merito della questione palestinese esso si pronuncia chiaramente a favore della soluzione dei due Stati, non posso che sostenerlo con tutto il mio cuore”.

Faida islamica. È in corso una nuova escalation di violenze tra sciiti e sunniti, che destabilizza ulteriormente il mondo islamico. A far scattare le nuove tensioni la decapitazione in Arabia Saudita dell’imam Nimr al Nimr, tra gli esponenti più rilevanti della minoranza sciita (circa il 25% dei sauditi), nell’ambito dell’esecuzione record di 47 prigionieri accusati di “terrorismo” ordinata dalla monarchia di Riad. Durissima reazione dell’Iran, il cui ministro degli Esteri annuncia che l’uccisione sarà pagata “a caro prezzo”. L’ambasciata saudita a Teheran è stata assaltata in nottata con molotov e saccheggi. Scontri di piazza sono avvenuti anche in altre città iraniane e in Barhein, e anche per oggi sono previste nuove manifestazioni (Corriere della sera).

Curare le disuguaglianze. Avvenire riprende a tutta pagina l’intervista di Daniel Reichel all’economista statunitense premio Nobel Joseph Stiglitz, pubblicata su Pagine Ebraiche. Stiglitz si concentra in particolare nell’analizzare le falle del sistema economico e di alcune delle teorie che lo reggono. “La disparità di reddito determina anche disparità nelle opportunità – spiega il Nobel – e ciò si potrebbe compensare ad esempio con una buona istruzione pubblica”.

Capodanno con bestemmia. “Brindisi anticipato, il finale di ‘Star Wars’ rivelato, parolacce e addirittura una bestemmia. Tutto in diretta. Non è stato certo un capodanno tranquillo quello della Rai”. Così l’Osservatore Romano, la cui nota è oggi riportata da molti quotidiani.

Bologna, attacco No-Tav. È stato sventato per puro caso da una guardia giurata che passando ha notato dei bagliori quello che doveva essere un attentato al cantiere adiacente alla stazione dove il 27 gennaio sorgerà il Memoriale della Shoah di Bologna. L’azione non era tuttavia diretto a colpire la Comunità ebraica, specifica Repubblica che sulle pagine bolognesi ricostruisce l’accaduto, bensì all’Alta velocità. Su un muro, a pochi metri di distanza, la scritta con la quale si voleva rivendicare il gesto: “No Tav, qui e ovunque”. Si è dunque trattato di un errore del gruppo anarchico bolognese che voleva sabotare la linea ferroviaria, hanno spiegato le forze dell’ordine.

Joann Sfar e il diritto di scherzare. “Se siamo tutti d’accordo che non si uccide per un disegno, siamo invece più divisi sul diritto di scherzare su ciò che alcuni considerano sacro. Ancora oggi è un principio controverso che esiste solo in Europa, e forse solo in Francia. Eppure è la ricchezza di questo paese”. Parla così il fumettista ebreo francese Joann Sfar, autore de Il gatto del rabbino, in un’intervista a Repubblica. Il suo nuovo graphic novel autobiografico, raccontato su Pagine Ebraiche di gennaio, raccoglie disegni e riflessioni sulla libertà religiosa, la tolleranza e la responsabilità del suo mestiere, annotati sul suo taccuino in seguito agli eventi che hanno sconvolto il 2015 francese, dagli attentati di gennaio a quelli del 13 novembre.

Venezia, un capodanno importante. Il Corriere del Veneto pubblica una riflessione del rabbino capo di Venezia Mino Bahbout in occasione del capodanno civile, che pur non coincidendo con quello ebraico costituisce un momento importante per la Comunità cittadina in quanto segna l’anniversario del cinquecentenario dalla nascita del Ghetto. Non saranno festeggiamenti, sottolinea il rav, ma comunque saranno “celebrazioni importanti”, perché la storia di quei luoghi dimostra che “dalle difficoltà e dalla costrizione si può tirar fuori il meglio”.

Don Milani, un prete scomodo. Uscirà a settembre per Mondadori l’edizione nazionale dell’opera omnia dedicata a don Milani. Il presidente del comitato preposto, lo storico Alberto Melloni, racconta sulla Lettura del Corriere trama filologica e passione civile del prete di Barbiana, che nacque e crebbe in una famiglia ebraica.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(3 gennaio 2016)