Oltremare – A casa mia

danielafubini2Questa è casa mia. Mercoledì scorso ho festeggiato gli otto anni dalla mia aliyah, con alcuni amici, in un locale non lontano e non molto diverso da quello attaccato venerdì pomeriggio.
Era sera, e ho chiesto un tavolo all’interno. Fosse stato giorno, fosse stato un po’ meno freddo, come capita a volte anche a fine dicembre, ci saremmo seduti fuori, come i ragazzi al “Simtà”.
Venerdì nel primo pomeriggio, nell’ora di punta del fine settimana, quando tutti, religiosi e laici, sono in giro a far compere o seduti in un bar, sono passata senza farci caso a pochi metri dal “Simtà”, un pub che non conoscevo. Qui i locali come quello spuntano come funghi. Ma mentre poco dopo a casa guardavo le prime immagini dei corrispondenti arrivati sul luogo in tempo record, a ogni fotogramma mi rendevo sempre più conto del luogo esatto di cui si parlava. Anise, il negozio di cibi naturali dal quale l’attentatore ha sparato. Japanika, il sushi con la vetrina frantumata.
Quell’isolato di Dizengoff fra Frishman e Gordon è un pezzo di Tel Aviv che conosco metro per metro.
Da Anise ogni tanto vado a comperare biscotti o cioccolata, da Japanika capita di mangiare un sushi veloce prima o dopo il cinema, e in mezzo fra i due, da Nati Shalom, vado a tagliarmi i capelli regolarmente da quando sono arrivata a Tel Aviv. Di fronte, il SuperPharm aperto anche di notte è un faro nel buio dei malanni improvvisi. Le sorelle francesi di FrenchTouch, l’estetista accanto: chissà quale delle due era di turno venerdì. E se Nati o uno dei suoi aiuti fossero stati fuori sul marciapiede a fare una breve pausa, quando il terrorista ha cominciato a sparare, da lì lo avrebbero di sicuro visto di spalle. Ma poi quello si è girato e ha continuato a sparare, abbattendo le vetrine di Japanika. Per fortuna loro e i clienti erano già tutti nel seminterrato a salvarsi la pelle.
Il terrorismo colpisce persone reali, uomini e donne che fanno parte, anche se in modo marginale, delle nostre vite. Io ero a casa mia a quell’ora, per puro caso. Non conoscevo i due ragazzi assassinati, altrettanto per caso. Che il loro ricordo ci sia di benedizione.

Daniela Fubini, Tel Aviv twitter: @d_fubini

(4 gennaio 2016)