Je suis Paris
Joann Sfar, la libertà a processo

copertina sfar “Sette e otto gennaio 2007. Torno ad essere uno dei disegnatori di Charlie per seguire il processo per le caricature di Maometto. Non sono né giornalista né disegnatore per la stampa. Vorrei prendere degli appunti come autore di fumetti: rendere conto di tutto il dibattito, non andare all’essenziale. (…) Sono figlio di un avvocato e mi è capitato di frequentare molto presto i tribunali e credo che raccontare un processo dall’inizio alla fine sia istruttivo. Per questa storia delle caricature Philippe Val ha scelto di convocare dei grandi pensatori: vuole un dibattito filosofico per ricordare una ennesima volta le regole della nostra agorà democratica”. Così Joann Sfar, disegnatore, autore, sceneggiatore e anche regista, apre Greffier, il sesto e uno dei suoi “Carnet” più noti. Tutta la serie, arrivata all’undicesimo volume con Je t’aime ma chatte – di cui questo giornale si è occupato negli scorsi mesi insieme al volume precedente – raccoglie appunti, pensieri, storie in un rincorrersi di testi, segni e disegni di grande interesse, ma in particolare in Greffier Sfar racconta i due giorni clou di quello che è stato un vero e proprio feuilleton giudiziario, concluso con una sentenza in cui i giudici hanno scritto che “in una società laica e pluralista il rispetto di tutte le fedi procede di pari passo con la libertà di criticare le religioni, quali che siano”. Sarebbe bello sapere che il decimo “Carnet de Joann Sfar”, Si dieu existe, che uscirà a inizio gennaio in italiano, per Lizard, fosse solo l’inizio di un’opera di traduzione completa della serie.

a.t. Twitter @atrevesmoked

da Pagine Ebraiche, gennaio 2016

(6 gennaio 2016)