… equilibrio
Quello che sembra essere accaduto nella piazza più grande della città di Colonia (e in altre città tedesche) la notte di capodanno va a toccare nel profondo le corde sensibili di una società europea impaurita e disorientata. Questi sono i fatti: alcune decine o forse centinaia di donne sono state infastidite, derubate, molestate sessualmente, colpite, forse alcune violentate da bande di maschi ubriachi organizzati. Si sta indagando e sono stati arrestati una ventina di giovani, con ogni probabilità profughi mediorientali o maghrebini. La notizia delle violenze (e molte delle denunce) è emersa in maniera un po’ anomala con una settimana di ritardo: anche questo è un fatto, e andrebbe stabilito il perché del tempo trascorso nel silenzio. Ma quel che colpisce è stata la reazione della società europea. Da una parte si sono moltiplicate le prese di posizione che sempre giustamente emergono quando le donne vengono fatte oggetto di violenza. Appelli, dichiarazioni politiche, condanne, con il ripetersi di espressioni come “inaccettabile”, “si puniscano i responsabili”, “dov’erano le autorità?” ecc. Ma alle denunce sono immediatamente seguite le minacce esplicite di “espulsione dei profughi”, di chiusura dei confini ai musulmani, di respingimento alle frontiere.
A voler leggere i fatti con freddezza, si è passati dalla constatazione di ignobili atti di violenza sulle donne, alla generalizzazione contro gli immigrati con conseguente strumentalizzazione politica in poche ore. Mi pare che ci troviamo di fronte a un dato allarmante per la tenuta delle basi democratiche del nostro continente. Si sono infatti voluti mettere nello stesso calderone gli atti di violenza compiuti da gruppetti di giovani misogeni mediorientali ubriachi, con il destino di milioni di profughi. Un milione e quattrocentomila profughi richiedenti asilo (di cui la metà bambini), vedono i loro diritti politici – che abbiamo sancito e ratificato tutti noi cittadini liberi europei – messi in discussione o di fatto sospesi per le malefatte di qualche scalmanato fuori controllo. Non ci può essere connessione fra i due fatti, e se si permette che questo nesso si stabilisca, significa che siamo tutti pronti ad accettare una svolta autoritaria che minaccia le nostre democrazie. Certo, la questione dei diritti della donna (e dell’uomo) nei paesi arabi è centrale e prioritaria, e deve essere al centro di una convinta campagna di civiltà per affermare i principi di eguaglianza su cui si fonda la nostra convivenza. Si tratta di principi che rimangono spesso sulla carta anche nelle nostre società (si pensi alle centinaia di omicidi di donne che avvengono ogni anno nelle case degli italiani, e si pensi alle situazioni di grande disparità di genere che ancora si vivono un po’ ovunque nel mondo occidentale), ma sono comunque principi su cui fino ad ora abbiamo fondato la civiltà in cui viviamo. Principi che funzionano solo in presenza di istituzioni democratiche, che prevedono anche – nonostante tutte le mistificazioni politiche – il diritto di asilo. La sfida che ci si trova ad affrontare è dunque quella di mantenere un equilibrio fra diritti, senza cedere a demagogie che rischiano di far perdere l’anima all’Europa.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(8 gennaio 2015)