Qui Milano – Parigi, il coraggio di Yoav

yoavIl rav Benjamin Hattab, rabbino capo di Tunisi e padre di Yoav, l’eroe dell’Hypercascher assassinato un anno fa dai terroristi islamici mentre tentava di salvare i molti ostaggi presenti. Il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib. Un documentario straordinario che racconta la drammatica vicenda della spaventosa strage parigina dettata dall’odio antisemita. In una serata organizzata nelle sale del cinema Anteo di Milano e condotta dal direttore della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale, storia ed emozioni si sommeranno per non dimenticare. Intensità e allo stesso tempo pacatezza, e poi volontà di dialogo, spiritualità e grande voglia di vivere. Sono queste le qualità di Yoav Hattab che hanno colpito Sabina Fedeli, Stefania Miretti e Amelia Visintini, che hanno realizzato il documentario Io sono Yoav, da loro autoprodotto, montato da Mescalito Sangiovanni, e andato in onda su Rai 3. Il film sarà proiettato domani a Milano per iniziativa della Comunità ebraica della città e sarà preceduto da una tavola rotonda che metterà a confronto rav Hattab, rabbino capo di Tunisi e padre di Yoav, con il rabbino capo di Milano Arbib assieme al giornalista Riccardo Franco Levi, al direttore del programma DOC 3 di Rai 3 Fabio Mancini, che ha trasmesso il documentario, e le realizzatrici Miretti e Fedeli. Un’occasione che costituisce “un primo evento per parlare di attualità e di temi importanti da comunicare alla società per aprire le celebrazioni dei 150 anni della Comunità di Milano”, ha spiegato l’assessore comunitario alla Cultura Gadi Schoenheit.
Il documentario girato tra Francia, Tunisia e Israele (dove è sepolto Yoav) raccoglie le testimonianze della famiglia Hattab e degli amici più cari, mette insieme ricordi, parole e voci sotto le immagini e i video che ritraggono il ventunenne. Quello che vi si vede – ha raccontato Fedeli – “è toccante senza essere struggente, e sono certa che la figura di Yoav riuscirà ad arrivare nel cuore di tutti”. Da Tunisi il giovane era andato a Parigi per lavorare, e quel venerdì 9 gennaio, due giorni dopo l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo, si trovava all’Hypercacher per fare le ultime compere prima di Shabbat, quando il terrorista Amedy Coulibaly entrò nel supermercato tenendo in ostaggio per ore decine di persone. Secondo le ricostruzioni sarebbe stato lui a risalire dalla cantina del supermercato nella quale si era rifugiato per non abbandonare gli altri e avrebbe parlato in arabo con Coulibaly per tentare di farlo ragionare. “Fino all’ultimo – ha concluso Fedeli – si è dimostrato un eroe”.

f.m. twitter @fmatalonmoked

(17 gennaio 2016)