Il popolo ebraico
Sovente ho constatato che nell’opinione pubblica e sui social network molti ritengono che si possa parlare soltanto di religione ebraica e non di un “popolo ebraico” correlato, come del resto affermavano i riformisti tedeschi del XIX secolo. Generalmente questo sostantivo viene percepito come qualcosa di esclusivo e discriminante verso gli altri. Parlare di popolo, o del desueto “nazione” invece non significa parlare di “razza” e in qualche modo neanche propriamente di etnia – termine che nell’originale ethnos era denigratorio, e in riferimento soprattutto per indicare gruppi altri e diversi – così come non esclude che all’interno di esso possano esservi elementi con diverse provenienze o genealogie. Riprendendo la definizione moderna della Treccani, ci riferiamo ad un popolo per definire “un complesso di individui che, avendo origine, lingua, tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni, sono costituiti in una collettività”, storicamente sono tutti elementi che ai numerosi gruppi ebraici dislocati nel mondo non sono mancati, almeno prima delle assimilazioni. Seppur in ogni caso pure per quegli ebrei assimilati e secolarizzati, v’era una condivisione di una storia comune o di un sentimento e un legame continuativo/riscoperto con delle forme di cultura ebraica.
Asserire che gli ebrei non siano un popolo, ma soltanto una gruppo religioso come molti altri, avvalla e delegittimizza anche l’ideale sionista, perché il moderno stato di Israele non si fonda sull’Halakah, ma sulla legge del ritorno. Difatti i detrattori del sionismo insistono particolarmente sull’invenzione di un popolo ebraico, come per esempio Shlomo Sand. Probabilmente in modo da livellare il divario interno tra cittadini israeliani, alcuni rabbini hanno introdotto il concetto di “Zera’ Israel” – stirpe di Israele – per includere nell’ebraismo, anche quelle frange che pur non essendo ebraiche secondo l’Halakah lo sarebbero soltanto per origini o memoria familiare, come una buona parte degli ‘olim di origine ex sovietica.
Ma oltre la situazione israeliana, nella diaspora, è sempre più opportuno chiarire che essere parte del popolo di Israele, può significare contemporaneamente essere parte del proprio paese d’appartenenza, così come ha sottolineato la presidente della Comunità di Roma Ruth Dureghello nella recente visita di Bergoglio al Tempio Maggiore: “Siamo italiani, profondamente orgogliosi di esserlo e allo stesso tempo siamo parte del Popolo di Israele.” Un concetto che non è mai stato granché a fondo compreso.
Francesco Moises Bassano
(22 gennaio 2016)