IHRA – Italia nuovamente verso la presidenza
A Roma per poche ore, Kathrin Meyer – segretario esecutivo della International Holocaust Remembrance Alliance – ha incontrato venerdì mattina il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, insieme al capo delegazione italiana, l’ambasciatore Sandro De Bernardin. Rete intergovernamentale che porta trentuno paesi a confrontarsi su temi sensibili, la International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) ha una lunga esperienza di ricerca e di studio che ogni giorno di più dimostra la propria importanza. Nata nel 1998 come Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance, and Research (ITF) per impulso del governo svedese, l’IHRA richiama due volte all’anno tutte le delegazioni nazionali per una settimana di riunione plenaria, che vede riuniti ministri, ambasciatori e rappresentanti del mondo accademico suddivisi nelle aree e commissioni su cui si concentra il lavoro dell’IHRA, che durante tutto l’anno elabora studi e ricerche, promuove azioni concrete di formazione e insegnamento, prepara documenti da presentare alle organizzazioni internazionali e porta avanti un costante lavoro di pressione sui singoli governi.
E sono i singoli governi a decidere come strutturare le delegazioni: l’Italia ha definito come competente il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. È stato quindi il ministro Giannini a nominare direttamente lo scorso autunno l’ambasciatore De Bernardin come capo delegazione, e di grande importanza è stato il suo incontro con Kathrin Meyer, che dal 2008 tiene le redini di un’organizzazione tanto importante quanto complessa. Sobrietà e serietà in tutti i campi, dalla scelta di prendere tutte le decisioni all’unanimità al continuo riesame del lavoro dei singoli stati, impegno, volontà di incidere sull’azione dei singoli governi: tutto parla di concretezza. “Abbiamo un compito preciso, che è definito chiaramente dalla Dichiarazione di Stoccolma del 2000, e che ci impegna anche a fare pressione sui rispettivi governi e sulle istituzioni internazionali perché promuovano un processo continuo e serio di educazione, formazione, ricordo e – non meno importante – ricerca sulla Shoah. Non si deve pensare che il lavoro sulla Memoria di un passato terribile sia sganciato dall’attualità: è uno sforzo concertato fra governi, per comprendere e far comprendere quanto sia centrale e importante quella lezione. Non basta affermare la volontà di non dimenticare. Dobbiamo impegnarci costantemente.”
Molto spesso in viaggio, Meyer nell’incontro con l’ambasciatore De Bernardin e con il ministro Giannini ha lavorato anche sulla messa a punto del programma di lavoro della delegazione italiana, che dall’autunno, con la nuova guida, sta procedendo a definire con precisione il proprio progetto di lavoro. “Stiamo anche ragionando sulla possibilità che in uno dei prossimi anni sia di nuovo l’Italia a farsi carico della presidenza dell’IHRA. È un impegno non da poco, che gli Stati membri prendono a rotazione, senza che peraltro questo sia mai stato definito formalmente. Dopo l’Ungheria lo scorso anno, ora la Romania e nel 2017 la Svizzera, vedrei con grande favore un ritorno dell’Italia alla guida dell’Alliance, dopo la sua precedente presidenza del 2004. Si tratta di una nazione – ha detto Meyer – che è per noi tutti di grande esempio soprattutto nel campo della formazione dei docenti e dell’educazione delle nuove generazioni.”
Ada Treves twitter@atrevesmoked
(24 gennaio 2016)