Qui Milano – Rav Safran, il rabbino eroe
“Studioso, guida spirituale, figura di punta nel salvataggio degli ebrei rumeni”. La figura ricca e complessa di Alexandre Safran, rabbino capo prima di Romania e poi di Ginevra, è al centro di un convegno organizzato dall’Università degli Studi di Milano, che lo ospiterà nella sua sala napoleonica il 26 e 27 gennaio, dal Centro di Judaica Goren-Goldstein e dalla Facoltà di Teologia di Lugano. Due giornate per analizzare la biografia e il pensiero del grande rabbino grazie all’intervento di studiosi provenienti da tutta Europa, tra cui il presidente della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano Michele Sarfatti, il rabbino Moshe Hallamish, a capo dell’ente di ricerca sulla mistica dedicato a Safran all’Università di Bar Ilan, e l’attuale rabbino capo di Ginevra Izhak Dayan. Parteciperanno inoltre anche i suoi due figli Esther Starobinski-Safran e Avinoam B. Safran. Eroe durante gli anni bui della Shoah, Safran fu anche precursore del dialogo interreligioso e grande cabalista, come ricorderanno tra gli altri l’ebraista della Freie Universität Berlin Giulio Busi e il rav Roberto Della Rocca.
Quella di Alexandre Safran fu una vita all’insegna di una costante “coerenza tra pensiero e azione”, come illustrerà suo figlio Avinoam. Nacque nel 1910 in Romania, di cui divenne rabbino capo nel 1940, il più giovane del mondo. Quell’anno la Romania alleata alla Germania nazista introdusse le leggi antiebraiche, ma Safran, attraverso tra l’altro anche alla mediazione con il patriarca della Chiesa ortodossa Nicodim Munteanu, riuscì a far revocare l’obbligo per gli ebrei di indossare la stella gialla. Poco dopo, quando il governo rumeno fece dissolvere tutte le organizzazioni e istituzioni ebraiche, il rabbino fu l’anima di un Consiglio ebraico clandestino, grazie al quale molti ebrei riuscirono a salvarsi dalla deportazione. Ma quando, dopo la guerra, Safran rifiutò di collaborare con le autorità comuniste, nel 1947 fu costretto all’esilio a Ginevra, di cui divenne rabbino capo l’anno dopo. Rimase alla guida della Comunità svizzera fino alla sua scomparsa nel 2006, guidandola per mezzo secolo e confermandosi nella sua attività come un paladino dei diritti civili e del Dialogo, come racconterà il rav Dayan, suo successore.
Ad analizzare il suo pensiero di cabalista, insieme a Busi e Della Rocca, sarà anche il filosofo francese Maurice-Ruben Hayoun. Da Parigi arriverà nel capoluogo lombardo anche il rav Ariel Messas, ex rabbino capo della città, che presenterà anche la videointervista a Safran sul tema della Shoah come “tempo al di là del tempo”, che sarà proiettata nel corso del convegno.
Sulla vita di Safran interverranno inoltre gli storici Carol Iancu, dell’Università do Monpellier, Felicia Waldman e Alexandre Florin Platon, da Bucharest.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(25 gennaio 2016)