“Il futuro dell’Europa
passa dalla Memoria”

Illustre Presidente Mattarella,
autorità religiose, civili e militari,
cari amici, cari ragazzi,

le porte del Quirinale si aprono di nuovo per questo simbolico appuntamento, che vuole ricordarci il dovere della Memoria e l’importanza e l’attualità del suo messaggio.
Temi di fondamentale importanza che Lei, caro Presidente Mattarella, ha dimostrato di voler custodire e tramandare sin dal giorno del suo insediamento.
Hanno infatti emozionato l’Italia intera le immagini del Suo solenne raccoglimento davanti alle Fosse Ardeatine, teatro di uno dei più efferati crimini compiuti dai nazisti, con la complicità dei fascisti, nel nostro Paese.
Fu quello il Suo primo atto come Capo dello Stato: una scelta che denota quali siano i valori per cui intende battersi e nel solco dei quali sta conducendo la Sua azione politica e di indirizzo a milioni di cittadini.
E sono rimaste impresse nel nostro cuore le parole che Lei pronunciò in ricordo del piccolo Stefano Gaj Taché, che aveva appena due anni quando fu mortalmente raggiunto da colpi di arma da fuoco esplosi da terroristi palestinesi all’uscita del Tempio Maggiore di Roma.
L’attentato avvenne il 9 ottobre del 1982, il giorno più nero per gli ebrei romani dal dopoguerra ad oggi.
E la giovanissima vittima, nel commovente omaggio da Lei fatto in Parlamento, è diventato davvero per tanti “un bambino italiano” da commemorare al pari delle altre vittime del terrorismo.

Il Giorno della Memoria contiene un messaggio di grande attualità, perché in questi anni stiamo assistendo alla banalizzazione del razzismo e del terrorismo.
Lo scopo di questo Giorno è al tempo stesso onorare tutte le vittime della Shoah indipendentemente dalla loro origine e rifiutare qualsiasi teoria di diseguaglianza fra gli uomini che produca forme di sottomissione e schiavitù.
La pacifica convivenza tra popoli e religioni diverse può venire solo se ognuno rinuncia alla pretesa di essere depositario dell’unica verità.
Almeno tra le grandi religioni monoteiste potrebbe prevalere un atteggiamento di moderazione e di tolleranza, in quanto, indipendentemente dal nome che gli viene attribuito, se D-o esiste ed è eterno e onnipotente, non può che essere unico e quindi lo stesso per tutti.
Se D-o è il creatore dell’universo, è anche il creatore del primo uomo e di tutto il genere umano.
Invece fanatismi, integralismi e fondamentalismi religiosi arrivano all’estrema conclusione di invertire questo ordine con la pretesa di trasformarsi da esseri creati in creatori, attribuendo indebitamente alla divinità le proprie idee e le proprie convinzioni.

Tutti i Paesi d’Europa sono giunti a stabilire nelle proprie Carte costituzionali regole per la pacifica soluzione delle controversie e garanzie di libertà attraverso il riconoscimento della laicità di ogni singolo Stato; laicità che naturalmente non significa contrapposizione alle religioni, bensì libertà, oltre a quella di praticare diversi culti, anche quella di non essere credenti. La Storia ci insegna e l’attualità ci conferma che gli Stati teocratici sono per loro stessa natura intolleranti e inevitabilmente portati a commettere abusi, discriminazioni, omicidi e genocidi.
Ognuno di noi rimane fortemente impressionato nel constatare che, per una apparente contraddizione, proprio le teocrazie sono quelle che abusando del nome di un D-o generoso e misericordioso, commettono le più gravi violazioni dei diritti umani, sia al loro interno che nelle relazioni esterne e internazionali.
Si contano a migliaia ogni anno, le esecuzioni capitali che avvengono sotto questi regimi in base alle accuse più disparate e a conclusione di processi nel corso dei quali ben poche garanzie di difesa vengono assicurate agli imputati. Analoghe violazioni vengono praticate nei confronti di stranieri o di altri Stati nazionali, indicati come presunti nemici nei confronti dei quali vengono indiscriminatamente alternate minacce di morte e di annientamento a veri e propri attacchi armati.
Emblematica e impressionante è la politica di chi irresponsabilmente sottopone lo Stato di Israele alla incombente minaccia di uno sterminio che equivarrebbe ad un completamento della Shoah, la cui realtà viene anche negata, usando mezzi di distruzione di massa come armi chimiche, batteriche o nucleari.

La stessa Shoah, termine che in maniera inesatta viene tradotto con la parola “Olocausto”, è stata concepita 75 anni fa, in due Paesi, Germania e Italia, nei quali la grande maggioranza dei cittadini si professava cristiana, ma non c’è dubbio che entrambi i regimi, il nazista e il fascista, attraverso la loro demagogica ideologia e la loro propaganda, abbiano trascinato milioni di persone a una forma di adorazione dei due dittatori, Hitler e Mussolini, e delle rispettive ideologie, che rasentavano il paganesimo e l’idolatria.

Sono state significative e fondamentali, nella riscoperta della fratellanza e delle comuni radici tra cristiani ed ebrei, le richieste di perdono espresse per primo da papa Wojtyla e poi confermate dagli ultimi Pontefici, per le persecuzioni di cui sono stati oggetto gli ebrei e, particolarmente, per quelle che hanno coinvolto cristiani.

Un’altra caratteristica che accomuna tutti gli estremisti e tutti i fanatici aspiranti alla conquista del mondo è una specie di delirio di onnipotenza accompagnato da un comportamento e persino da un abbigliamento, o meglio da una maschera, da grandi, invincibili e coraggiosi guerrieri.
Nulla di più falso e mistificatorio, perché al contrario i loro atti non hanno mai avuto nulla di nobile e di eroico e la loro crudeltà e la loro indifferenza per le sofferenze altrui sono sempre state accompagnate dalla viltà.
Nulla di eroico c’è mai stato nell’attuazione della Shoah utilizzando truppe armate e perfettamente addestrate a uccidere, che hanno aggredito e massacrato milioni di civili innocenti e indifesi.
Anche i fanatici di oggi stanno offrendo a tutto il mondo il macabro spettacolo della loro crudeltà e della loro viltà massacrando prigionieri disarmati, legati e immobilizzati, o intere comunità di civili sterminate senza pietà.
Tutti costoro hanno sempre esercitato una particolare crudeltà nei confronti dei bambini, ben consapevoli che la loro uccisione ottiene il duplice effetto di gettare nella disperazione gli adulti e di privare intere comunità di qualsiasi prospettiva e speranza per il futuro.
Gli orrori compiuti nei lager, ai quali si è arrivati anche a causa di gravissime responsabilità italiane, che ancora oggi spesso si finge di ignorare o si cerca maldestramente di minimizzare, rappresentano la caduta nel baratro della condizione umana e la negazione di ogni diritto fondamentale.

Dopo Auschwitz, il mondo non è stato più lo stesso.
Sappiamo infatti che è dalle macerie dei lager e dal ricordo degli orrori che vi furono compiuti, che è nata e si è rafforzata la sfida di costruire una nuova Europa.
Un’Europa finalmente libera e democratica, così come è l’Italia da quando, nel 1948, è entrata in vigore la Costituzione repubblicana.

Tenere viva la Memoria significa ricordare ciò che è stato e attualizzarne la lezione, nel tentativo di comprendere il presente e costruire un futuro quanto più possibile coerente con ciò che immaginavano i lungimiranti padri fondatori del grande sogno europeo.
È un patrimonio di valori straordinario quello che siamo chiamati a custodire e a rafforzare.
Se non saremo all’altezza di questa missione, corriamo rischio di vedere vanificate tutte le conquiste raggiunte ed ereditate anche nel solco di ciò che accadde solo poco più di 70 anni fa.

La Memoria della Shoah ci insegna inoltre che non è un mondo veramente libero quello che nega il pieno rispetto della dignità umana in tutte le sue espressioni.
L’esempio fornito in questi mesi dall’ebraismo italiano è senz’altro significativo.
Partendo dall’impegno profuso dal Memoriale della Shoah di Milano-Binario 21, che ha aperto le proprie porte all’accoglienza di migliaia di migranti e l’attività delle comunità che si sono prodigate sotto il profilo dell’ospitalità e della raccolta di beni primari e di cibo.
Tutelare la dignità umana significa anche applicare l’alto concetto di Tzedakah, la Giustizia sociale secondo i principi ebraici.
E cioè – come ci insegnano i Maestri – offrire a ciascuno la possibilità di prendere in mano il proprio destino.
“Ama lo straniero, ricorda che anche tu lo sei stato” ci dice la tradizione ebraica.
Una grande sfida per tutti, affinché venga a instaurarsi un clima positivo e concretamente si allontani il rischio dell’indifferenza.
Indifferenza che, come sappiamo, e come questa giornata vuole ricordarci, è il principale ostacolo al rispetto della dignità umana ed è stata sempre la causa di sofferenze e degradazioni ancora più gravi.

Ricordo questo a pochi giorni dal viaggio ad Auschwitz-Birkenau con i ragazzi delle scuole italiane e in compagnia di alcuni sopravvissuti allo sterminio, una rappresentanza dei quali è qui presente e ad essi va il nostro più affettuoso saluto; al viaggio hanno partecipato anche la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini. Ad entrambe rinnovo il ringraziamento e il saluto
In particolare il Ministero dell’Istruzione è ogni anno protagonista, insieme all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, di numerosi eventi organizzati su tutto il territorio nazionale.
Negli occhi dei ragazzi, colpiti per quello che stavano vedendo e per le parole che stavano ascoltando, ho notato una luce e una consapevolezza sempre più forti.

Il segno di un lavoro che, se realizzato con passione, professionalità e impegno, riesce a dare i suoi frutti.
La migliore premessa da cui partire per rafforzare le nostre speranze e una visione del futuro orientata davvero alla pace, all’amicizia e alla fratellanza tra tutti i popoli e tutte le culture.

Renzo Gattegna
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

(27 gennaio 2016)