Qui Casale – Una esperienza convidisa
Da quando è stata istituita circa 15 anni fa il Giorno della Memoria non è più l’unico momento destinato a ricordare le vittime dei campi di sterminio. È sicuramente positivo che da questo seme siano nate altre occasioni per trasformare un ricordo che apparteneva ai pochi superstiti e ai loro famigliari in una memoria condivisa da tutti. La giornata rimane però il momento centrale di un impegno collettivo che si è ormai ramificato in diverse direzioni. Un bell’esempio di quale strada abbia preso questo impegno per trasmettersi al futuro lo hanno dato i ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Occimiano, le cui classi della 3A e 3B hanno ottenuto un risultato che rimarrà negli annali della didattica locale, vincendo a livello nazionale per le scuole medie il concorso “I giovani ricordano la Shoah” indetto dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con il sostegno dell’UCEI. È l’idea del loro lavoro a colpire: il tema proposto quest’anno era “Il rogo dei libri” e loro, sotto la guida dei loro professori Sara Faroni, Paola Malfatti e Paolo Mazzucco, si sono inventati davvero un libro e dietro il libro una storia: quella di Josef, un ragazzo tedesco, non ebreo che il 10 maggio del 1933 assiste proprio al Rogo e decide di tenere un diario insieme al fratello in cui raccoglie poesie, dipinti, i testi a lui più cari invisi al nazismo. Il risultato è un volume, completo, verosimile, nei modo in cui raccoglie e commenta i documenti e certamente utile per chi l’ha creato. Scrivere quel diario ha impegnato i ragazzi a un proficuo lavoro di ricerca nella storia, nell’arte e nella letteratura di un periodo oscuro e li ha condotti quest’oggi al Quirinale a ricevere il premio dalle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il libro di Josef è stato presentato domenica scorsa nella sede della Comunità ebraica, insieme ad una rappresentanza della scuola, ed è stato il momento iniziale delle celebrazioni per questa giornata che in vicolo Salomone Olper si è proposta al pubblico praticamente subito dopo la sua istituzione dalla legge di Stato del 2000.
Dai libri di fantasia, ma leggibili, a quelli che parlano di cose reali, ma che hanno rischiato di non essere letti. La seconda parte della giornata è stata dedicata a uno scrittore comparso diverse volte nei programmi culturali casalesi: Vasilj Grossman. Questa volta gli storici Betty Masera e Valentina Parisi hanno esplorato il lato più “giornalistico” dell’autore di Vita e destino, partendo dal volume di Adelphi “Uno scrittore in guerra”. Il libro ricorda, attraverso i suoi taccuini, il Grossman attivo corrispondente dell’armata rossa per il giornale Krasnaja Zvezda, il soldato scrittore che ha partecipato praticamente a tutte le più importanti battaglie del fronte, dall’invasione del 1941 fino alla presa di Berlino. Ma tra Stalingrado e il saliente di Kurst, Grossman si accorge anche delle stragi perpetuate dai nazisti durante la loro avanzata, dei campi di Treblinka Majdanek, ripensa al suo essere ebreo, propone di annotare e denunciare quell’orrore come modo per stabilire la differenza tra la società in cui vive e gli aggressori. Si accorgerà del suo errore e verrà messo al bando.
Ultima parte di giornata dedicata alla parte più dolorosa della memoria, quella per le persone che non ci sono più. Come è tradizione in comunità si sono accesi sette lumi, uno per ogni milione di ebrei uccisi nei campi e uno per i non ebrei che ne hanno seguito il destino.
Presenti alla cerimonia tanti amici della Comunità: gli onorevoli Cristina Bargero e Fabio Lavagno, l’assessore Ornella Capriolio, in rappresentanza del Comune di Casale Monferrato, Chiara Callegari della prefettura, Claudia De Benedetti per l’UCEI, gli amici delle comunità religiose locali, i sindaci dei paesi confinanti, i rappresentanti dell’ANPI, ma il primo lume è stato acceso da una bambina: la piccola Matilde Biglia. Anche questo un piccolo gesto che guarda al futuro.
Mercoledì 27 gennaio il Giorno della Memoria casalese ha visto un’altra significativa cerimonia che ha coinvolto la Comunità e le autorità civili: da questa data una lapide ricorda alla città dove sorgevano i cancelli di quel ghetto che dal 1723 al 1848, salvo l’interruzione del dominio Napoleonico, teneva segregati i cittadini ebrei attorno alla loro sinagoga. Il marmo però ricorda anche come quel luogo, di cui oggi rimane un cardine, fosse anche un punto di contatto tra due mondi diversi, ma partecipi della stessa realtà. Come avviene del resto anche oggi, salvo che oggi il confine non esiste più, e sono i cittadini casalesi di ogni religione ad andare in Sinagoga.
A scoprire l’epigrafe il sindaco di Casale Titti Palazzetti, alla presenza delle forze dell’ordine, del Vescovo di Casale Alceste Catella, del Presidente della Comunità Giorgio Ottolenghi, dei rappresentanti dell’Anpi e di tante scuole venute a riscoprire un altro angolo della loro storia recuperato alla memoria.
Alberto Angelino
(27 gennaio 2016)