“Esperienza e competenza, i nostri valori”

Schermata 01-2457417 alle 09.15.11“È davvero un peccato che l’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) sia poco nota. Si tratta di una istituzione importante che lavora su progetti e temi di grande rilievo, soprattutto in questi tempi cupi in cui razzismi e discriminazioni si stanno facendo nuovamente strada in Europa”.
Da questa osservazione parte il ragionamento di Simonetta Della Seta, nominata nel 2014 responsabile della comunicazione nell’ambito della delegazione italiana all’IHRA, che ha visto poche settimane il rinnovo della sua figura di vertice, l’ambasciatore Sandro De Bernardin.
Per più di dieci anni consigliere all’ambasciata italiana in Israele con la responsabilità degli affari culturali ed educativi, Della Seta ha una esperienza consolidata in campo educativo, uno degli obiettivi principali dell’IHRA, anche grazie alla lunga collaborazione con lo Yad Vashem.
“Già nella riunione plenaria tenutasi lo scorso maggio a Budapest avevo trovato notevole sia l’impegno che la levatura delle commissioni nazionali dell’IHRA. Sono composte da personaggi di grande rilievo riescono ad incidere sulle politiche dei rispettivi governi”.
È una istituzione intergovernativa che lavora su quattro direttive: educazione, ricerca, siti della memoria e comunicazione, e proprio sull’ultimo aspetto Della Seta avrà un ruolo chiave: “Sarà importante fare un grande passo in avanti su vari fronti. Innanzitutto l’Italia ha grande tradizione e notevole esperienza nella formazione degli insegnanti, che hanno da anni la possibilità di seguire corsi sull’insegnamento della Shoah, e questo non è abbastanza riconosciuto dalla stessa IHRA, ma purtroppo in Italia l’associazione non è secondo me abbastanza nota, e riconosciuta. E anche a livello di squadra spingerò molto perché noi stessi lavoriamo in maggiore sinergia, sia migliorando la comunicazione fra noi che con i vari enti di riferimento. Credo che questa delegazione abbia grandi potenzialità, ed è importante che il lavoro svolto sia poi raccontato e comunicato a tutti gli interessati, per diventare davvero un patrimonio comune”.

Pagine Ebraiche, febbraio 2016

(29 gennaio 2016)