Donne e uomini insieme, la novità al Kotel
“Perché il Kotel è un problema così grande? Perché è il sito religioso e nazionale più importante. Non c’è nessun luogo al mondo che sia il più vicino a Dio e al contempo includa tutta la nostra storia, dal regno di Davide alla guerra dei Sei giorni”. Così il presidente dell’Agenzia Ebraica Natan Sharansky spiegando perché il compromesso siglato dal governo israeliano sul Kotel, il Muro Occidentale dell’antico Tempio di Gerusalemme, è stato così importante: è stato infatti deciso di realizzare una nuova area definita “egalitaria” in cui uomini e donne dei movimenti dell’ebraismo Conservative e Reform potranno pregare insieme. Il sito sorgerà nell’area archeologica dove si trova l’Arco di Robinson, a sud della sezione gestita dal Rabbinato centrale d’Israele in cui vigono le regole dell’ortodossia, tra cui la divisione tra uomini e donne (mehitza).
La cosiddetta nuova “sezione egalitaria” è il frutto di un accordo avviato nel 2013 proprio da Sharansky e dall’allora segretario di Gabinetto Avichai Mandelblit con i rappresentanti del movimento Conservative e Reform, della Western Wall Heritage Foundation (a cui è affidata la gestione del Muro Occidentale) e del movimento femminista religioso noto come Women of the Wall.
“Ben venga la decisione del governo che non intacca la gestione del luogo così com’è sempre stata, dal 1967 (data in cui Israele riconquistò il controllo del Kotel) in avanti, ovvero come un Beth HaKnesseth ortodosso”, spiega rav Pierpaolo Pinhas Punturello a Pagine Ebraiche. Il rav si dice di per sé favorevole alla creazione di questa nuova area mista, seppur lontana dalla sua concezione religiosa. Dall’altra parte, esprime scetticismo rispetto all’impatto che questa novità potrà avere sul tema del pluralismo religioso in Israele. “Tutto ciò non avrà un impatto sociale. Credo siano altre le battaglie civili da portare avanti, in cui peraltro quel mondo conservative avrebbe interesse a concentrarsi e in cui potrebbe affiancare una voce ortodossa già impegnata su quel fronte”.
Il provvedimento del governo israeliano è stato invece accolto come una vittoria da diverse voci dell’ebraismo americano, in cui le correnti non ortodosse sono le più numerose. “Una buona parte, se non la maggioranza, degli ebrei americani si identifica con i movimenti Reform e Conservative – ha spiegato Sharansky – e il fatto che non possano pregare vicino al muro con le stesse modalità con cui pregano nelle loro sinagoghe è visto come un rifiuto di Israele di riconoscere la loro legittimità come parte del popolo ebraico”.
“Nell’approvare questo piano, lo Stato riconosce piena uguaglianza al Kotel e l’imperativo della libertà di professione all’interno dell’ebraismo in Israele – si legge nel comunicato diffuso dalle attiviste del Women of the Wall – La creazione di una terza sezione del Kotel crea un forte precedente per lo status delle donne in Israele: donne che gestiscono un sito religioso, donne come leader, donne come una forza influente che non è ignorata o silenziata”. Il movimento, al cui interno vi sono diverse denominazioni religiose femministe, ha accettato di spostare la propria funzione religiosa mensile nella nuova zona mista appena sarà pronta.
In passato è accaduto che la polizia arrestasse o portasse via le donne che avevano tentato di pregare con tallit e kippah presso il Muro occidentale, un comportamento, spiegava su Pagine Ebraiche rav Paolo Sciunnach, poco rispettoso verso la sensibilità religiosa del luogo. “Il problema è complesso: si tratta di stabilire in che modo debba essere considerato il Kotel come luogo di culto. Effettivamente – scriveva Sciunnach – il muro del pianto è il luogo di preghiera più importante per tutti gli ebrei. Fede, cultura e storia si ritrovano tutte nel Muro occidentale, in quella mescolanza che rende la terra d’Israele così unica. Visitatori di ogni tipo (religiosi e laici) avvertono, in questo luogo, un legame speciale. Il muro del pianto, almeno finora, è stato sempre considerato un luogo di culto ortodosso. Pertanto le regole ivi vigenti sono le stesse che si ritrovano in un Beth haKnesset ortodosso, nel quale, appunto, sarebbe difficile immaginarvi la partecipazione alla preghiera da parte di gruppi ebraici non ortodossi”.
Con la previsione della “sezione egalitaria” – vi era già una sezione non ortodossa ma a cui era più complesso accedere – le cose sono dunque cambiate. Il luogo sarà affidato a una commissione di cui faranno parte Natan Sharansky, rappresentanti dei Reform e Conservative, delle Donne del Muro (Women of the Wall) e di altri gruppi. L’area ortodossa rimane invece sotto la gestione della Western Wall Heritage Foundation guidata dal rabbino Shmuel Rabinowitz che, parlando del provvedimento governativo, ha dichiarato di disapprovare le preghiere miste ma di aver avuto un “senso di sollievo” nel sapere che le donne di Women of the Wall non pregheranno più nella sezione ortodossa femminile.