Chi ha ucciso Regeni?

rassegnaChi ha ucciso Giulio Regeni e perché? Sono i due interrogativi su cui sta indagando in Egitto un team di esperti italiani, dopo il ritrovamento del corpo senza vita del giovane ricercatore friulano. Secondo La Stampa, Regeni era controllato dalla polizia segreta egiziana per la vicinanza ai sindacati indipendenti e al mondo dei venditori ambulanti, considerati dal regime del Cairo una possibile fonte di disordine. Per gli amici del giovane, responsabili delle torture e dell’omicidio di Giulio sono gli apparati statali egiziani: “si tratti di una squadraccia di poliziotti alla cilena, della sicurezza a caccia di potenziali spie oppure di quello che in Egitto viene chiamato ‘deep State’, l’apparato del regime inossidabile a rivoluzioni e controrivoluzioni che già da tempo avrebbe aperto le ostilità contro il presidente Sisi, reo di non far ripartire il Paese” (La Stampa). Gli investigatori italiani, racconta il Fatto Quotidiano, sono impegnati ad evitare che il caso venga insabbiato.

Chi racconta la Storia. Nella classifica dei 50 libri di storia più venduti nel Regno Unito compaiono solo quattro donne. Un dato che ha aperto un dibattito Oltremanica sul ruolo delle voci femminili nella storiografia. Se il Guardian, spiega che “la storia è fatta in buona parte di guerre, combattute per millenni dagli uomini, dunque è inevitabile che siano gli uomini a narrarle” (Repubblica), per la storica Anna Foa il motivo è il diverso campo di ricerca che si presta meno a produrre Best-sellers: “Molte storiche sono innovative, – afferma Foa – i loro metodi d’indagine e gli argomenti che affrontano difficilmente incontrano l’interesse del grande pubblico dei lettori. Che invece predilige una narrazione storica più lineare” (Repubblica).

Pregiudizi antisemiti e il boicottaggio di Israele. Sul Corriere della Sera Pierluigi Battista commenta i dati di un sondaggio commissionato dalla Fondation du judaïsme Français, secondo cui “il 60 per cento dei francesi, interpellati tra il luglio 2014 e il giugno 2015, crede che la crescita spaventosa dell’antisemitismo in Francia e in Europa sia colpa degli stessi ebrei”. Un pregiudizio connesso anche all’odio contro Israele, “sconvolgente, ma non imprevisto”, l’amara analisi di Battista che poi ricorda come in Italia “a proposito di miasmi antisemiti che si avvolgono di nobili panni antisionisti, un gruppo di professori universitari incita al boicottaggio della cultura israeliana, degli studiosi israeliani, dei testi scientifici israeliani”. “E la cosa non suscita scandalo”.

Modiano racconta Françoise Frenkel. I ricordi di un’ebrea profuga in Svizzera, della cui identità si sa molto poco. Si tratta del libro Niente su cui posare il capo, edito da Guanda, che uscirà nelle librerie italiane il prossimo 11 febbraio e di cui il Corriere della Sera pubblica la prefazione scritta dal Nobel per la Letteratura Patrick Modiano. “La strana impressione che ho provato leggendo Niente su cui posare il capo – scrive Modiano – è la stessa che a volte ci coglie quando sentiamo la voce di una persona di cui non distinguiamo il viso nella penombra raccontarci qualche episodio della sua esistenza. Mi ha ricordato i viaggi notturni della mia giovinezza”.

Elezioni Usa: Bloomberg alla finestra. Nel caso in cui dalle primarie dovessero uscire vincitori il democratico Sanders e il repubblicano Trump, allora l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg potrebbe decidere di candidarsi come indipendente per aprire un fronte per convogliare l’elettorato più moderato. A scriverne, il Corriere Economia.

Roma, la Dolce Vita all’antico ghetto. Su La Stampa si racconta il successo che sta raccogliendo negli ultimi anni la zona del Portico d’Ottavia (luogo dell’antico ghetto ebraico di Roma) e in particolare i suoi ristoranti casher. “Negli ultimi anni la Dolce Vita si è trasferita nel Vecchio Ghetto. E quello che fu luogo di segregazione e sofferenze per gli ebrei romani oggi è un set a cielo aperto, cuore pulsante della movida capitolina”, racconta Ariela Piattelli.

Daniel Reichel

(8 febbraio 2016)