Qui Roma – 16 ottobre, la memoria da salvare
Dopo il 16 ottobre 1943, il giorno della razzia nazifascista del ghetto di Roma, la millenaria comunità ebraica non fu più la stessa e gli interrogativi e i punti oscuri divennero con il tempo sempre più pressanti. A questa giornata cruciale e alle sue conseguenze è dedicato 16 ottobre 1943: la deportazione degli ebrei romani tra storia e memoria, il volume curato da Martin Baumeister, Amedeo Osti Guerrazzi e Claudio Procaccia, edito da Viella su impulso dell’Istituto Storico Germanico-Deutsched Historishes-DHI, e presentato ieri al Centro bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, con il patrocinio della Comunità Ebraica di Roma.
“Il libro che presentiamo oggi, frutto di un importante convegno avvenuto due anni fa – ha introdotto il giornalista Pietro Suber – esamina in maniera puntuale i drammatici fatti del 16 ottobre 1943, mettendo in luce la cultura della Memoria ma anche il controverso ruolo del Vaticano e la successiva rappresentazione mediatica”.
Luca Peretti, dell’università di Yale, ha dato merito al lavoro svolto, sottolineando come nel volume si possano seguire tre filoni fondamentali: “il primo – ha spiegato Peretti – vuole rispondere alla domanda su quale fosse la reale identità dei tedeschi che arrestarono gli ebrei di Roma e presero parte alla razzia. Il secondo recupera la memoria degli anni dopo la guerra fino al 1954-1955 e il terzo offre una interessantissima panoramica delle fonti archivistiche della comunità ebraica capitolina. Ci sono infine due saggi dedicati rispettivamente al 16 ottobre 1943 rappresentato nei film e al rapporto con il Vaticano. L’auspicio è ora quello di spingere il lavoro ancora più in profondità ed esaminare la memoria degli anni successivi al 1955”.
“Penso sia importante sottolineare – ha aggiunto Claudio Procaccia, direttore del Dipartimento Beni e attività culturali della Comunità ebraica di Roma – la collaborazione fruttuosa con l’Istituto Storico Germanico. Il nostro obiettivo è quello di ricostruire la storia culturale della Comunità ebraica di Roma come identità in divenire e tentare di rispondere alla questione di fondo: cosa ha spinto gli ebrei della Capitale a tener viva la loro identità, quale processo identitario si è compiuto, come ha fatto questo gruppo culturale a non rimanere schiacciato ma ad andare avanti dopo un trauma simile? Abbiamo ancora tanta strada da fare e per questo sono poi lieto di poter annunciare un’imminente nuova pubblicazione che vedrà coinvolta la Fondazione del Museo della Shoah di Roma”.
“Il titolo di questo volume – ha preso la parola Mauro Canali dell’American Academy in Rome – è in realtà meno ampio del contenuto. Trovo particolarmente rilevante il lavoro svolto per dare un volto a coloro che si macchiarono della razzia del ghetto, iniziando finalmente a far luce sulla loro identità. Non erano poliziotti che semplicemente eseguivano un ordine senza pensare alle conseguenze; il 16 ottobre 1943 è stata un’operazione pensata da tempo e affidata a mani esperte. All’epoca Roma era già piena di spie e poliziotti in borghese tedeschi che collaboravano con i fascisti. Un altro tema di rilievo è quello sul ruolo del Vaticano riguardo al quale io uso come testo di riferimento definitivo La Chiesa e lo sterminio degli ebrei di Renato Moro. Moro affronta criticamente il silenzio di Pio XII e rileva come fosse necessario un sacrificio senza indugi. La comunità ebraica di Roma, infatti, sapeva quanto stava accadendo eppure fino all’ultimo ha creduto in una presa di posizione della Chiesa”. A trarre le conclusioni, il curatore Martin Baumeister: “Nel recupero della memoria, è necessario dare un’identità alle vittime ma anche ai persecutori, capire la tragicità del 16 ottobre 1943 senza decontestualizzarlo ed evitare i tabù e le barriere che ancora permangono, rendendosi conto di come questa data si inserisca in un panorama più ampio. Questa non è solo la storia della Comunità ebraica romana ma è la storia di tutti noi”.
r.s. twitter @rsilveramoked
(9 febbraio 2016)