Saluzzo, la scrittrice Lia Levi
riceve la cittadinanza onoraria
La Città di Saluzzo ha deliberato la concessione della cittadinanza onoraria a Lia Levi, scrittrice, educatrice e Testimone della Shoah, per la sua opera letteraria e il suo impegno personale nella trasmissione della Memoria. Un riconoscimento conferito “per aver testimoniato con le proprie opere e la propria attività di insegnante, giornalista e scrittrice, l’impegno a favore della pace e contro tutte le discriminazioni”, si legge nella motivazione.
La cerimonia di consegna della pergamena avverrà mercoledì 10 febbraio (ore 18), nel Salone d’onore dell’Antico Palazzo Comunale in Salita al Castello a Saluzzo, nel corso di un Consiglio Comunale straordinario. Oltre alle autorità locali, interverrà Claudio Sarzotti, docente di filosofia del diritto presso l’Università degli Studi di Torino.
Il riconoscimento alla delicata scrittura di Lia Levi ed alla sua instancabile attività di Testimone è anche occasione per un ricordo ed un simbolico omaggio alla piccola e antica Comunità Ebraica saluzzese, distrutta dalla Shoah. Al censimento che, ai primi del 1939, segue l’introduzione delle leggi razziste, risultavano residenti nella cittadina 45 ebrei, poi alcuni riuscirono a fuggire, e al contrario sfollarono a Saluzzo alcune famiglie per evitare i bombardamenti su Torino: furono deportate 30 persone, 20 residenti a Saluzzo e 10 sfollati, unica a ritornare dai lager fu Natalia Tedeschi, con il corpo e l’anima piagati, sopravvissuta ad un atroce percorso di ritorno attraverso Birkenau, Bergen Belsen, Dessau, Theresienstadt.
La proposta in onore di Lia Levi è stata formulata congiuntamente dalle scuole saluzzesi e dall’associazione cittadina intestata all’intellettuale e spirito libero Giorgio Biandrata (vissuto nel 1500, fu medico di sovrani, diplomatico, aderì alla riforma protestante, vagò per mezza Europa – da Saluzzo alla Ginevra di Calvino – in cerca di un luogo che garantisse la libertà di pensiero e di religione e lontano dall’oppressivo occhio dell’Inquisizione). L’Associazione, in ricordo del coraggioso intellettuale umanista, è dedicata al dovere della memoria, alla storia locale, al dialogo interreligioso, al rispetto verso chi è debole e chi è diverso, all’educazione alla cittadinanza, ed in questi anni è stata attivissima nell’ideare e realizzare iniziative diverse nel ricordo delle vittime della Shoah. Esempio di queste iniziative, la posa – e Saluzzo è stata la prima città in Italia ad adottare questa forma di Memoria – delle Pietre della memoria, realizzate dagli studenti, davanti alle case dove abitavano gli ebrei deportati ed uccisi ad Auschwitz; con l’incontro annuale organizzato sulle montagne al confine tra la Francia e l’Italia, in ricordo degli ebrei in fuga da St. Martin Vésubie e scesi nelle vallate del cuneese all’indomani dell’8 settembre 1943, nell’illusione che in Italia la guerra fosse terminata. O ancora, con l’organizzazione di incontri e attività didattiche per la riflessione sull’applicazione locale delle leggi razziste e l’approfondimento della storia degli ebrei perseguitati dal regime nazifascista.
Tornando al riconoscimento a Levi, nella motivazione si ricorda come la sua testimonianza personale e letteraria sia stata preziosa. “Nata a Pisa nel 1931 – si legge nel testo – da una famiglia ebraica, i Segre di Saluzzo, a cui ha dedicato il romanzo La sposa gentile (Edizioni e/o) che ha vinto il premio nazionale Alghero Donna di letteratura e Giornalismo per la sezione narrativa. Trasferitasi a Roma, dove vive tuttora, con la sua famiglia nel 1938 Lia Levi ha vissuto tutte le tappe della discriminazione e della persecuzione razziale in Italia e le ha saputo testimoniare nelle proprie opere, facendo dell’impegno per la pace una costante della propria vita a partire dal titolo della rivista Shalom, il mensile della comunità ebraica che ha fondato e diretto per trent’anni. Ne Una bambina e basta (Premio Elsa Morante opera prima 1994), è stata tra i primi in Italia a riflettere sul dramma delle leggi razziali attraverso gli occhi di una bambina che le ha vissute; ne L’amore mio non può, una canzone molto popolare all’epoca in cui si svolgono gli avvenimenti del romanzo, il punto di vista è quello di una madre rimasta sola a crescere le figlie, da quando il marito si è suicidato dopo aver perso il lavoro, sempre a causa delle leggi razziali. La sua vocazione di insegnante infatti ha fatto dei più piccoli il suo pubblico preferito: con tono fiabesco , ma senza fuorvianti patetismi, a loro ha raccontato la realtà dell’antisemitismo, nei suoi risvolti più quotidiani, ma non per questo meno laceranti, insegnando che ci vuole Un cuore da leone (Piemme 2013) per affrontare la follia delirante dei potenti che pretendono con una legge di rendere alcuni esseri umani di serie b rispetto agli altri”.
Il presidente dell’Associazione Biandrata, Sandro Capellaro, ricorda che il primo incontro con la scrittrice avvenne a Roma in occasione della presentazione del suo libro Il braccialetto, dedicato alla deportazione degli ebrei del ghetto di Roma il 16 ottobre 1943. In quell’occasione, la scrittrice espresse con estremo calore tutto il suo affetto per Saluzzo, la terra dei suoi antenati.
“Il progetto che si è andato delineando intorno alla figura di Lia Levi credo abbia dato risultati davvero importanti, in primo luogo per il fatto che si è mobilitata l’intera comunità scolastica saluzzese. – sottolinea la dirigente dell’Istituto Solari – Bertoni, prof.ssa Alessandra Tugnoli – Gli allievi sotto la guida degli insegnanti hanno approfondito le opere della scrittrice ed hanno preparato brani da leggere e domande”.
La giornata di mercoledì e la mattina di giovedì saranno occupate dall’incontro della scrittrice con i ragazzi delle scuole saluzzesi.
(Il disegno è opera di Giorgio Albertini per Pagine Ebraiche)
(9 febbraio 2016)