Il rabbino e il rapper musulmano:
l’antisemitismo preso per le rime
Michel Serfaty, 70 anni, rabbino esperto di linguistica ebraica. Giacca, cravatta e kippah in testa. Julien Cocoa, meglio conosciuto come Coco TKT, 30 anni, rapper convertito all’Islam con precedenti nella criminalità. Felpa, cellulare sempre in mano, in testa il cappuccio. Sono loro l’improbabile duo del momento, insieme nel nuovo video musicale che affronta i temi della lotta al razzismo e all’antisemitismo diffuso su Youtube proprio il giorno del decimo anniversario dall’assassinio di Ilan Halimi. È il secondo della coppia – unita dall’attivismo nell’associazione Amitié Judéo-Musulmane de France, finalizzata al dialogo tra ebrei musulmani – che ha deciso di unire le forze per parlare ai giovani delle banlieue cercando di sensibilizzarli con uno dei linguaggi che più conoscono e apprezzano: il rap. E la scelta della data non è casuale: “Serve a rendere il nostro messaggio ancora più forte – ha sottolineato in un’intervista a Le Parisien Coco TKT – poiché Ilan Halimi è la prova del fatto che dobbiamo agire insieme per lottare contro l’antisemitismo e tutto quello che divide popoli e comunità”.
Nel video è per lo più Coco a rappare, mentre lui muove solo la testa coperta dal suo cappello a tesa larga a ritmo, ma l’idea iniziale è stata tutta di Serfaty: “Sono io che ho preso l’iniziativa di questo incontro – ha raccontato – era un’occasione insperata per me di lanciare un’operazione che sognavo da quattro o cinque anni, cioè trasmettere dei messaggi nelle banlieue attraverso l’intermediario del rap”. E per portarla a termine, parlando per la prima volta faccia a faccia con Coco, il rav è dovuto andare a cercarlo in carcere, dove stava scontando un anno di reclusione per rapine e altri crimini da lui commessi. “Certo è vero che un rabbino che va a incontrare un rapper convertito all’Islam in prigione per cantare con lui il vivere insieme sembra una scommessa folle, ma credo che abbia avuto ragione”, osserva Coco forte delle 5 mila visualizzazioni del loro primo video, mentre batte cinque con Serfaty, con tanto di pugnetto.
Il suo è stato davvero un cambio radicale di prospettiva. Coco TKT si era infatti in passato reso colpevole di aver fatto una quenelle, il gesto antisemita diffuso dal comico Dieudonné, mentre era latitante, proprio in Rue des Rosiers a Parigi, al centro del quartiere ebraico. Fare questi video oggi, afferma, non è però per lui un modo di lavarsi la coscienza. “In questa storia mi sono lasciato trasportare in qualcosa che non mi corrispondeva, e da allora ho preso coscienza di cosa sia questo gesto e dei significati che veicola, così ho cominciato a denunciare le idee di Dieudonné dalla prigione ed è così che Michel ha sentito parlare di me”, ha detto. A raggiungere questo grado di maturazione è servito anche il periodo di prigionia: “Durante la mia seconda reclusione ho capito molte cose, il carcere serve anche a questo, a riflettere e a compiere scelte migliori”, ha raccontato il rapper. “Se non ci fossi mai andato non ci sarei mai arrivato – ha aggiunto – e oggi mai nella vita sarei qua”. A Coco quel primo incontro è sembrato “buffo”, poi però si è detto che invece che dire che l’antisemitismo è qualcosa di negativo, l’avrebbero rappato. “Conosco bene l’influenza del mio rap sui giovani, e allora tanto vale sfruttarla!”, ha esclamato.
Un’influenza che conosce bene anche Serfaty, consapevole di quanto il rap sia ascoltato nelle banlieue, servendo grazie al suo lato artistico a “trasmettere e diffondere nella società un certo numero di idee e di opinioni sulla Francia”. È inevitabile, ha quindi sottolineato, che alcune di queste idee e opinioni siano negative, ed è per questo che vanno prese in contropiede. “Desideriamo far amare la Francia e trasmettere dei messaggi che corrispondano alla nostra volontà di vivere insieme e costruire insieme la Francia di domani”, ha sottolineato il rabbino, che opera nella Comunità ebraica di Ris-Orangis, a nord di Parigi. “Il rap ci serve a trasmettere questo messaggio ai giovani, ma anche meno giovani – ha proseguito – e alle popolazioni dette discriminate in quartieri sensibili”.
E mentre la musica di Coco TKT si diffonde, i due non hanno intenzione di fermarsi qui, e stanno già lavorando a una terza clip. E visto che il progetto è di produrne circa una decina, Serfaty ha deciso di andare in prima persona a lezione di rap, per poter cantare insieme. “Non lo fermiamo più il rabbino”, ha detto Coco, tanto che prevede anche un cambio di look. “Secondo me – ha scherzato – fra tre settimane lo troveremo con il berretto all’incontrario e una catena al collo”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(14 febbraio 2016)