…sovranità

Il rapporto fra società civile e terrorismo è complesso. Anche in Italia conosciamo persone ineccepibili che mantengono rapporti di amicizia o di sostegno morale nei confronti di persone che hanno compiuto delitti o hanno ideato stragi – in nome di una condivisa solidarietà con ideali politici o con un progetto di società ritenuti più puri e più giusti. In Israele il problema è reso più attuale dal quotidiano stillicidio di atti di violenza contro la popolazione civile israeliana da parte di terroristi palestinesi che ritengono con questa metodologia di avvicinare la sperata indipendenza e sovranità statale. Finora senza alcun successo. In questi giorni alcuni deputati arabi della Knesset hanno espresso la loro solidarietà alle famiglie di terroristi palestinesi, per lo più giovani, che hanno ucciso o tentato di uccidere dei cittadini israeliani. L’immunità parlamentare copre questi gesti populisti. Ora il governo Netanyahu avanza una nuova proposta di legge che permetterebbe a una maggioranza del 75% dei deputati di sospendere dalla Knesset un parlamentare che abbia espresso appoggio al terrorismo o abbia compiuto altri atti manifestamente contrari a un comportamento civilmente appropriato. Il Presidente di Israele Ruvi Rivlin si è espresso fortemente contro questa proposta di legge. Per Rivlin, il titolare della sovranità non è il Parlamento, bensì è il popolo che la esercita attraverso i suoi rappresentanti eletti. Dunque non spetta al parlamento svolgere attività investigative e decretare sanzioni circa i propri membri. Queste semmai competono alla giustizia che ha il potere di accusa e di incriminazione, nel rispetto della classica divisione dei poteri del moderno stato costituzionale. Rivlin aggiunge acutamente che mentre i deputati sono eletti dal popolo, e dunque sono inamovibili (fino alle prossime elezioni), il Presidente della Repubblica è eletto dai parlamentari e dunque quest’ultimi hanno la facoltà di rimuoverlo. Non resta che prendere atto dell’abisso di civiltà che corre fra chi appoggia coloro che col pugnale, con la polvere da sparo o con la dinamite combattono per distruggere la vita di innocenti cittadini, sperando con ciò di erigere uno Stato non si sa fino a che punto democratico, e chi invece si batte a favore dei fondamenti teorici e reali dello stato democratico, perfino difendendo i diritti civili di coloro che militano contro la stessa esistenza dello Stato.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(18 febbraio 2016)