Eco: “I social? Danno diritto di parola a legioni di imbecilli”

Conferimento laurea honoris causa in "Comunicazione e Culture dei Media" a Umberto Eco“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. Fermare il cretinismo digitale, l’arroganza e la vigliaccheria di chi da dietro a un computer si erge a oracolo, di chi accusa, insulta e, forse ancor più grave, mente. Mentre l’Università di Torino gli conferiva la laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media” , il professore Umberto Eco avvertiva gli studenti di fare attenzione a questa “invasione di imbecilli” da tastiera. “La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”, l’amara considerazione di Eco, scomparso all’età di 84 anni. Autorevole semiologo, grande romanziere, il Professore è stato un autorevole voce nella denuncia delle distorsioni della verità che proliferano sulla rete, di quella propaganda faziosa che propina “bufale e riletture storiche fantasiose” .
“I giornali – affermerà Eco – dovrebbero dedicare almeno due pagine all’analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno”.
Non del tutto contrario ai social network, Eco spiegava come si trattasse di un “fenomeno che permette a certa gente di stare in contatto con gli altri benché abbia una natura leggermente onanistica ed escluda le persone dal guardarsi faccia a faccia”. I social d’altra parte hanno permesso, l’analisi del professore, un grande movimento di opinione in Cina o in Turchia con vere mobilitazioni. “Alcuni addirittura dicono che se ci fossero stati i social ai tempi di Hitler i campi di sterminio non sarebbero stati possibili perché la notizia si sarebbe diffusa viralmente”, affermava Eco con una nota di scetticismo. “D’altro canto fanno sì che prendano la parola legioni di imbecilli”. Una vera e propria invasione che fa nascere “una sindrome di scetticismo. La gente non crederà più a quello che gli dicono i social. All’inizio è un grande entusiasmo ma a poco a poco si inizierà a chiedersi chi lo ha detto? ‘I social’, ‘allora sono tutte bugie’”. E avverte i media che la moda dei social network rischia di danneggiare anche loro: “perché alla lunga non saranno creduti” perché confusi in mezzo a una legione di imbecilli.

Daniel Reichel

(21 febbraio 2016)