Oltremare – Giochi d’azzardo

danielafubini2Le vie dei politici per evitare i problemi reali sono infinite, e su questo ci si può mettere un bell’amen anche nella nostra santissima terra. Ma stavolta, l’invenzione di una Las Vegas israeliana è davvero un po’ grossa per passare inosservata. A parte il fatto che il gioco d’azzardo è giusto un filo problematico da un punto di vista strettamente ebraico, qualcuno deve spiegarmi come esattamente Eilat potrebbe trasformarsi nella città dei casinò senza che ci si possa arrivare nemmeno in treno.
Ricapitoliamo: una settimana fa si ricomincia a parlare di rivitalizzare l’economia del profondo sud di’Israele, e Bibi appoggia l’idea del ministro dell Turismo Yariv Levin che propone di trasformare Eilat in un centro per il gioco d’azzardo. Bibi appoggia il concetto ma parla di un solo casinò e solo per i turisti. Levin rilancia, dicendo che qui o si fa Las Vegas o si muore. Insorgono i religiosi, che qualcosa di Halakhah si ricordano ancora, pur sedendo nella Knesset e passando la maggior parte del tempo a dissezionare protocolli e a boicottare l’entrata dei Charedim nell’esercito e nella vita produttiva dello Stato. Insorge anche, inspiegabile, il parlamentare più insubordinato, sguaiato, urticante e antipolitico, tale Oren Hazan che di Casinò se ne intende da ex-gestore (fuori Israele) e da assiduo avventore, e però li sconsiglia al popolo per vaghi motivi etici.
Tutto ciò è intrattenimento allo stato puro. Finché non ci ricordiamo che una fetta non del tutto secondaria dell’economia israeliana si fonda sui siti di gioco d’azzardo online, che hanno molteplici forme, e sedi volanti in paesi terzi, ma danno da mangiare a plotoni di nuovi immigrati che parlano lingue madri di tutto il mondo e guadagnano abbastanza bene da non volersene più andare, una volta entrati nel giro. Sarebbe interessante scoprire se quegli stessi impiegati dell’azzardo virtuale, asettico e distante, accetterebbero di lavorare in un casinò vero, con vincitori e perdenti reali, e non numeri sui loro schermi. Tutti ad Eilat.

Daniela Fubini, Tel Aviv Twitter @d_fubini

(22 febbraio 2016)