Adozioni, una legge per tutelare le famiglie

knessetLa Knesset ha approvato negli scorsi giorni una legge che regola il processo dell’affido di bambini in Israele, al termine di un iter parlamentare durato circa due anni e mezzo, dotando per la prima volta il paese di una regolamentazione nel campo. Un nuovo strumento legale “che cambierà direttamente e in maniera significativa le vite di migliaia di bambini e di famiglie in Israele”, ha affermato Karin Elharar, la deputata di Yesh Atid che ha curato la legge e l’ha presentata mercoledì alla Knesset. Accanto a lei hanno collaborato Eli Alaluf, di Kulanu, Meir Cohen sempre di Yesh Atid e il Consiglio Nazionale per i bambini. Il provvedimento regola i diritti, i doveri e l’autorità di tutte le parti coinvolte nel processo dell’affido famigliare – tra cui le famiglie, i bambini stessi e i genitori biologici – e la burocrazia.
La legge sull’affido nasce dall’esigenza di affrontare una situazione complessa su cui il dibattito nel paese è in corso da molto tempo. Circa 10 mila bambini che abitano in Israele al momento sono stati portati via dai loro genitori biologici per varie ragioni da tribunali e servizi sociali, solo il 20 percento dei quali è affidata a nuove famiglie, mentre il restante 80 si trova in strutture di accoglienza. La mancanza di regolamentazione sull’argomento metteva tuttavia i genitori adottivi in una situazione difficile, dal momento che non avevano nessuna autorità e nessun diritto anche su decisioni piccole e molto quotidiane riguardanti la vita del bambino o il suo futuro. Inoltre, l’affido famigliare era stato lasciato fuori dal budget nazionale per molti anni, e Elharar ha spiegato nel suo discorso alla Knesset che fino a oggi il sistema era prevalentemente controllato dalle Ong, sotto una supervisione relativamente blanda del ministero degli Affari Sociali. “Fin’ora – ha detto la parlamentare – il problema dell’affido non è mai stato oggetto di una legislatura specifica in Israele, lasciando molte famiglie che offrono una casa per dei bambini, e lo fanno con tanto amore e compassione, senza una struttura costituzionale che regoli i loto diritti e il delicato rapporto tra loro e i loro figli adottivi, e tra essi e i loro genitori biologici”.
Elharar ha quindi sottolineato come leggendo il testo della legge sia “difficile capire l’importanza e l’influenza decisiva che essa avrà sui bambini e le loro famiglie. Per coloro che che vivono quest’esperienza, da entrambi i punti di vista – le sue parole – questo è un cambiamento enorme che garantisce diritti e facilita la vita quotidiana”. E in effetti ora i genitori adottivi possono decidere ad esempio dove mandare i figli in affido a scuola, o come tagliare loro i capelli, e poi se possono andare in gira di classe, prendere la patente, ma anche se è il caso che vedano un medico specialista – tutte azioni che prima potevano compiere solo i genitori biologici. Inoltre, è stato istituito un difensore civico per gestire le lamentele dei bambini, che sarà parte del ministero degli Affari sociali, ma completamente indipendente.
La legge è stata dedicata dalla Knesset a Dafna Meir, la donna uccisa da un terrorista all’ingresso di casa sua a Otniel il mese scorso, la quale era madre di sei figli di cui due in affido ed è stata affidata a una famiglia in prima persona. Oggi i due bambini, di 5 e 7 anni, sono rimasti con suo marito Nathan, presente alla seduta parlamentare in cui è stata votata la legge. “Prendere un bambino in affido è dura, ma è la cosa migliore che si possa fare nella vita”, ha detto al Times of Israel. “I figli biologici pagano un prezzo per questa decisione, ma ne traggono anche grandi benefici, imparando a essere generosi e buoni”. Meir si è quindi detto sicuro che i suoi figli diventeranno a loro volta genitori di bambini in affido quando cresceranno e avranno una loro famiglia. “Alcuni – ha concluso – ne parlano già adesso”.

Francesca Matalon

(28 febbraio 2016)