Iran, la vittoria dei riformisti
A Teheran 29 seggi su 30 sono andati ai riformisti di Rouhani. E anche il resto del paese ha risposto positivamente. Il risultato che si sta profilando nelle elezioni iraniane parla di una netta approvazione popolare delle iniziative portate avanti dall’attuale presidente, su tutte l’accordo nucleare. “II popolo ha dato maggior credibilità e potere al suo governo eletto. La competizione è finita — il commento di Rouhani riportato dal Corriere della Sera -. È ora di aprire un nuovo capitolo nello sviluppo economico dell’Iran, basato sulle capacità nazionali e sulle opportunità internazionali”. L’attuale leader Khamenei, spiega il direttore della Stampa Maurizio Molinari, rimane saldamente al potere ma troverà a fargli da contraltare l’ex presidente Rafsanjani, tra i leader dell’area dei riformisti e sostenitore di Rouhani. Rafsanjani è lo stesso uomo che nel 2006 venne accusato dalla giustizia argentina di essere stato, da presidente, il mandante dell’attentato di Buenos Aires del 1994 contro il centro ebraico Amia in cui furono assassinate 85 persone. Se di cambiamento si parla, da Gerusalemme fanno sapere che la prima riforma portata avanti da Teheran dovrebbe essere di finirla di finanziare il terrorismo internazionale. Anche per la minoranza ebraica iraniana non cambierà molto, afferma un suo rappresentante al Corriere della Sera: “chiunque vada in Parlamento – afferma – non si occupa delle questioni politiche iraniane. Deve tutelare gli interessi della comunità”.
Unioni civili. La Stampa segnala l’intervento del presidente dei rabbini italiani, rav Giuseppe Momigliano, che sul nostro notiziario quotidiano di venerdì si era così espresso sul tema delle unioni civili: “Prendiamo atto di questa legge che, con una certa fatica, si sta facendo strada nel Parlamento. In quanto cittadini italiani, non possiamo infatti sottrarci dal compito di leggere e interpretare i segnali che arrivano dalla società, dalle forze politiche, dalle istituzioni. Quindi massimo rispetto e massima attenzione alla pluralità di opinioni espresse, anche all’interno delle nostre Comunità. Però deve essere chiaro un fatto. E cioè che la linea educativa dell’ebraismo ortodosso si basa sulla Halakhah, la legge ebraica. E che questa non può essere cambiata perché forze esterne indicano un percorso diverso”.
Bologna, imbrattato il Memoriale. “L’antisemitismo non c’entra, è un fenomeno diffuso”, spiega il presidente della Comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz in un’intervista pubblicata sulle pagine bolognesi del Corriere. Il riferimento è alla scritta con cui è stato imbrattato uno dei muri del Memoriale della Shoah cittadino, inaugurato lo scorso 27 gennaio. “L’oltraggio al Monumento” scrive oggi Vittorio Monti sulla prima del Corriere Bologna, è “un insulto globale alla città”. “Il momento attuale – continua Monti – mostra convergenti inquietudini: l’assalto alla libertà di pensiero e di insegnamento incarnata da Angelo Panebianco, gli slogan nostalgia, lo sfregio ai Martiri delle Foibe, le minacce alla polizia, l’ira contro le banche”.
Solidarietà a David Guetta. In evidenza sulle pagine fiorentine di Corriere e Repubblica la testimonianza d’affetto e vicinanza della redazione UCEI al radiocronista David Guetta, vittima a Londra di un’aggressione verbale di matrice antisemita al termine dell’incontro Tottenham-Fiorentina. Scrive il direttore del Corriere Fiorentino, Paolo Ermini, in un editoriale: “Qualcuno tenterà di archiviare l’aggressione come la bravata di un gruppetto di squinternati. Sarebbe un errore assai grave. Non ci può essere alcuna indulgenza, neppure di fronte a una conclamata ignoranza”. “Ignoranza, rabbia e invidia per gli ebrei. È come la peste”, il giudizio Sergio Givone, docente dell’Università di Firenze, intervistato dal Corriere fiorentino riguardo all’episodio antisemita contro Guetta.
Bassani, il centenario dalla nascita. Si avvicina l’anniversario dei cento anni dalla nascita dello scrittore e intellettuale ferrarese Giorgio Bassani (4 marzo 1916) e Salvatore Nigro sull’inserto domenicale del Sole 24 Ore ricorda le feroci stroncature del Gruppo 63, a cui Bassani diede molto peso. “I più presi di mira siamo noi, – scrisse all’epoca – gli scrittori della generazione di mezzo, noi che siamo usciti dalla Resistenza conservandone la tensione morale e l’impegno politico. Quelli che ci attaccano sono le anime belle della letteratura”.
El Al, cambio posto. Renee Rabinowitz, 81enne sopravvissuta alla Shoah, ha deciso di fare causa alla compagnia di bandiera israeliana El Al perché invitata a spostarsi di posto da uno steward durante un viaggio da Newark a Tel Aviv su richiesta di un ebreo ultraortodosso che le sedeva accanto. “La società – scrive il Corriere – insiste che qualunque discriminazione è proibita e replica che l’assistente non ha pressato Renee perché cambiasse di posto, la scelta sarebbe stata libera”. “Sono una donna anziana, laureata, ho girato il mondo e un uomo qualsiasi può decidere che non posso sedermi vicino a lui. E stato mortificante”, afferma Rabinowitz.
Milano, i candidati e la serata per Israele. “Nell’agenda di Milano domani è segnato un evento importante: la serata di apertura della campagna di raccolta 2016 del «Keren Hayesod», il braccio operativo di raccolta fondi del Movimento sionista e dell’Agenzia ebraica. Un ente che dà per missione l’aiuto al popolo e allo Stato israeliano. I tre candidati sindaco Stefano Parisi, Beppe Sala e Corrado Passera sono annunciati come ospiti della cena di gala in un albergo di Milano”. (Il Giornale).
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(28 febbraio 2016)